MANOSCRITTO DI EDIMBURGOIl ms. Edinburgh, scoperto negli Archivi di Edimburgo nel 1930 da C.T. Mclnnes, porta il titolo seguente:
Some Questiones Anent the mason word – 1696 [Qualche domanda sulla Parola del Massone – 1696]. Pubblicato sotto forma fotografica in "Ars Quatuor Coronatorum", vol. 43 (1930) da J.M. Allan, è stato più volte ristampato, l'ultima edizione in: D. Knoop, G.P. Jones, D. Hamer,
The Early Masonic Catechisms, H. Carr, Q.C.L. n. 2076, II ed., London, 1975 [trad. it.: W. De Donatis, I primi Catechismi Muratori, Bastogi, Foggia, 1975 ].
Il ms. Edinburgh si compone di due parti, che si ritrovano, anche se in un ordine inverso, nei ms. Chetwode Crawley e Kevan. Si può affermare che i tre testi menzionati sono molto vicini l'uno all'altro e, pur presentando notevoli varianti, derivano sicuramente da una fonte comune.
La prima parte è un seguito di domande e risposte convenute che permettevano ai massoni di riconoscersi; questi Catechismi sono all'origine delle nostre istruzioni attuali.
La seconda parte si presenta come un rituale di ingresso.
Il sistema è in due gradi.
Il primo grado è quello di Apprendista (entered apprentice: tuttora usato nella Massoneria anglosassone). Ciò è conforme agli Statuti Schaw che, un secolo prima, distinguevano già nettamente due stadi nell'apprendistato: dapprima l'Apprendista era ricevuto da un Maestro che lo prendeva al suo servizio, lo faceva registrare nel libro della sua Loggia, e cominciava ad insegnargli il mestiere. Quando l'Apprendista era sufficientemente istruito, diventava entrato (entered), ed acquisiva una certa iniziativa nel mestiere, senza smettere d'essere un apprendista.
Il secondo ed ultimo grado è chiamato compagno d'arte (fellow craft) o maestro. Ciò è ancora conforme agli Statuti Schaw, in cui l'espressione "master or fellow of craft" ritorna più volte.
A ognuno di questi gradi corrisponde un determinato rito.
Questi riti comportano il giuramento e la comunicazione dei segreti, ossia ciò che costituirà sempre il nocciolo dei riti massonici più elaborati, che si svilupperanno in seguito.
Nella loro apparente semplicità, essi contengono alcune forme, divenute in seguito desuete, che non mancano certo d'interesse, come le Parole di ammissione, e l'uso di fare circolare la Parola dal più giovane massone fino al maestro di Loggia prima di essere comunicata.
Tra i segreti, la Parola del massone era apparentemente considerata come la più importante, poiché la parte rituale del testo è intitolata :
Il modo di dare la Parola del massone (The forme of giveing the mason word).
L'esistenza della Parola del massone è attestata a partire dal 1637 per mezzo di numerose allusioni che vi sono fatte nelle fonti profane.
Emerge dal testo che ogni grado aveva la propria parola, e che queste parole erano quelle che sono tuttora in uso nei primi due gradi.
(tratto da: Catechismi massonici I. Il manoscritto degli Archivi di Edinburgh 1696, Loggia René Guénon n. 1175, Grande Oriente d’Italia, 2004)
ALCUNE DOMANDE CHE I MURATORI USANO PORRE A COLORO CHE POSSEGGONO LA PAROLA PRIMA DI RICONOSCERLI
1. D: Sei tu muratore?
R: sì
2. D: Come faccio a saperlo?
R: lo saprai a tempo opportuno e in luogo opportuno (bada che questa risposta dev'essere data solo nel caso siano presenti non muratori Altrimenti, dovresti rispondere con segni toccamen¬ti e altri punti della ammissione)
3. D: Qual è il primo punto?
R: Dimmi il primo che ti darò il secondo, Il primo è celare e occultare; il secondo, sotto pena non minore a quella di avere la gola tagliata, devi però accompagnare il tuo dire con il gesto
4. D: Dove sei stato ammesso?
R: in una loggia onorata
5. D: Che cosa fa una loggia giusta e perfetta?
R: sette maestri, cinque apprendisti, a una giornata di cammino da un borgo, lontano dal latrato di un cane o canto di gallo
6. D: Che cosa la fa nondimeno giusta e perfetta?
R: cinque muratori e tre apprendisti ammessi ecc.
7. D. Non meno?
R: Di più maggiore allegria di meno vitto più grasso
8. D: Qual è il nome della tua loggia?
R: Kilwinning.
9. D: Come è situata la tua loggia?
R. oriente e occidente come il tempio di Gerusalemme
10. D. Dov'era la prima loggia?
R: nel portico del Tempio di Salomone
11. D: Ci sono luci nella tua loggia?
R: Sì tre: a nord est, sud ovest e a oriente. Una indica il maestro muratore, l'altra il sorvegliante, la terza
la corpora¬zione.
12. D: Ci sono dei gioielli nella tua loggia?
R: Sì tre: una Pietra Leviga¬ta, un pavimento a scacchi e una pietra da taglio.
13. D: Dove troverò la chiave della tua loggia?
R: A tre piedi e mezzo dall'ingresso della loggia sotto una pietra levigata, e una verde zolla.
Non meno che sotto la piega del mio fegato dove giacciono tutti i segreti del mio cuore.
14. D: Qual è la chiave della tua loggia?
R: una lingua ben appesa.
15. D: Dove si trova la chiave.
R: Nell'astuccio di osso.
Dopo che i muratori ti hanno esaminato con tutte o parte di queste domande e dopo che tu hai risposto con esattezza e fatto i segni, ti riconosce¬ranno, ma non come maestro muratore e compagno d'arte solo come ap¬prendista, sicché diranno:
16. D: Vedo che sei stato nella Cucina ma non so se sei stato nella sala,
R: Sono stato nella sala come pure nella cucina.
17. D: Sei tu un compagno d'arte
R: Sì
18. D: Quanti punti di compagno ci sono
R: cinque: ossia piede contro piede; ginocchio contro ginocchio; petto contro petto; mano contro mano;
orecchio contro orecchio. Poi fai il segno di compagno e stringi la mano e sarai riconosciuto come
autentico muratore.
Le parole si trovano nel I libro dei Re Cap 7, v, 21, e nel II Libro delle Cronache, Cap 3, ultimo verso.
IL MODO DI DARE LA PAROLA DEL MURATORE
In primis fai inginocchiare chi deve ricevere la parola e dopo un gran numero di gesti al fine di spaventarlo fagli prendere la Bibbia, porre su di essa la mano destra e fagli giurare segretezza, Minacciandolo che se verrà meno al suo giuramento ciò sarà cagione, testimoni il sole nel firmamento e tutti i presenti all'atto solenne, di sua condanna e sicura sua uccisione.
Poi dopo aver promesso il segreto lo fanno giurare come segue:
“ In presenza di Dio medesimo e a Dio risponderai quando sarai nudo al suo cospetto, nel gran giorno, giura che non rivelerai niente di ciò che ora qui udrai o vedrai con la parola o lo scritto, che non lo metterai mai per iscritto o lo traccerai con la punta di una spada, o qualsiasi altro strumento sulla neve o sulla sabbia, e che non ne parlerai se non con un muratore ammesso, che Dio ti aiuti “.
Dopo aver prestato giuramento è fatto allontanare, accompagnato dal muratore più giovane, e dopo essere stato sufficientemente spaventato con 1000 atteggiamenti e smorfie di scherno, viene istruito dal detto muratore sul debito modo di prender guardia vale a dire il segno e le posizioni e le parole come segue. Dapprima quando rientra deve fare un inchino buffo, poi il segno e dire:
"Dio benedica la onorata compagnia".
Quindi togliendosi il cappello in modo piuttosto goffo a solo scopo dimostrativo (come per il resto dei segni) egli dice le parole della sua ammissione che sono le seguenti:
Eccomi qui il più giovane e l'ultimo degli apprendisti, in quanto ho giu¬rato davanti a Dio e a San Giovanni davanti alla Squadra e al compasso, e al regolo di essere nella onorata loggia al servizio di miei maestri, dal mattino del lunedì fino alla sera del sabato e di conservarne le chiavi, sotto pena non minore a quella di avere la lingua strappata alla radice e di essere seppellito in mare, al momento dell'alta marea in un punto che nessuno dovrà conoscere".
Poi fa di nuovo il segno lasciando scorrere la mano sotto il mento lungo la gola la qualcosa sta a significare che sarà tagliata nel caso egli verrà meno alla parola data.
Poi tutti i muratori presenti si passano sottovoce la parola a partire dal più giovane per finire al maestro che la dà all'apprendista ammesso.
È necessario ora far notare che tutti i segni e tutte le parole dei quali si è parlato appartengono all'apprendista, Ma per essere maestro o compagno d'arte c'è altro da compiere che qui segue.
In primo luogo debbono essere allontanati tutti gli apprendisti e a nessuno dev'essere consentito di rimanere se non è maestro.
Poi quello che deve entrare a far parte dei compagni è ancora una volta posto in ginocchio, e gli viene fatto prestare di nuovo giuramento dopo di che deve allontanarsi accompagnato dal muratore più giovane per apprendere le posizioni e i segni del compagno, fatto quindi rientrare, dà il segno del maestro, e dice le stesse parole della sua ammissione tralasciando solo il riferimento all'attrezzo che sagoma la pietra.
Poi i muratori si passano tra di loro la parola sottovoce cominciando come prima dal più giovane, dopo ciò deve farsi avanti e mettersi nella giusta posizione per ricevere la parola e dirla a voce bassa al muratore più anziano.
"I venerabili maestri e la onorata compagnia ti danno il benvenuto ".
Il maestro allora gli dà la parola e gli afferra la mano alla maniera muratoria, e questo è tutto quello che è da compiersi per farlo muratore perfetto.