In quei lontani tempi, tutti gli dei si ritenevano rappresentati dalle stelle o dalle costellazioni, e tutto ciò che accadeva sulla terra si credeva pre-figurato nella volta celeste, pensavano ad un'immagine del firmamento riflessa nella terra, nelle sue regioni, nei suoi fiumi e nelle sue montagne. Da qui l’idea della esistenza di una Legge cosmica universale di analogia e corrispondena tra macro e micro cosmo.
L'aforisma che meglio esprime il significato della Legge di Analogia e Corrispondenza è: "Come in alto, così in basso" (Ermete Trimegisto), ma che troviamo in tutta la tradizione orientale ed occidentale e in tutte le preghiere. Nel Padre nostro diciamo “sia fatta la tua volontà come in cielo così in terrà. Amen”, dove Amen è un ringraziamento, dedica o invocazione ad Amon, retaggio della religione dell’antico Egitto.
Questa è la legge secondo la quale uno dei mezzi con cui l'uomo può venire a conoscenza della Forza Creatrice (Universo) è la comprensione di se stesso. Infatti, il "macrocosmo ripete se stesso nell'uomo, il microcosmo, e il microcosmo è a sua volta riflesso in tutti gli atomi minori". Tutto è fatto della stessa sostanza, il Tutto. Per questo motivo, ogni cosa è un riflesso o una replica di ogni altra cosa.
"Come in alto, così in basso" significa anche che quello che seminiamo nei nostri pensieri ricadrà nella nostra realtà fisica, e che quello che riusciremo a trasformare o non trasformare nelle nostre società (macrosistemi) ricadrà all'interno delle nostre relazioni personali e della nostra vita quotidiana (microsistemi).
La legge di Analogia e Corrispondenza opera su tutti e tre i piani, essendo una legge Universale: mentale, fisico e spirituale.
La tradizione ci ha consegnato il patrimonio di conoscenza acquisita.
La Massoneria è l’erede della tradizione delle scuole misteriche iniziatiche. Nulla è stato tramandato a caso: ogni simbolo, così come ogni più piccola parola, ogni gesto, ogni leggenda tramandata, è un portale di conoscenza e di sapere (e questo è anche il motivo per cui i rituali e i cerimoniali vanno assolutamente rispettati, non devono essere modificati a cuor leggero, pena la perdita di un antichissimo sapere).
Permettetemi di indirizzare l’attenzione sul nostro Tempio: non è tanto e solo il luogo fisico in cui lavoriamo, il luogo in cui si contempla l’universo, ma è esso stesso un simbolo. Nella descrizione del quadro di Loggia, lo descriviamo riportandone la forma: un parallelepipedo di lunghezza da E ad O, di larghezza da N a S, di ampiezza dalla superficie della terra, ed esteso in altezza dallo Zenit al Nadir.
Nei verbali massonici, è espressamente indicato che “ i Massoni si riuniscono sotto il punto geometrico noto ai soli Figli della Vedova”... cosa mai significherà questa affermazione? Il punto geometrico è per definizione un’astrazione grafica, non ha confini, è senza estensione, l'idea esprime quindi una “dimensione” che, per quanto reale, è nascosta e conoscibile soltanto a chi sa, quindi è al tempo stesso simbolo ed edificio.
Simbolicamente, la forma rettangolare e le colonne del nostro tempio prefigurano la terra ed i suoi limiti, in contrapposizione con il cielo stellato del soffitto scoperchiato, che raffigura l’infinità del cosmo, quale sistema ordinato e/o armonico, disegno perfetto della scuola pitagorica, e quindi simboleggia meglio di ogni altra metafora l’Infinito, quale luogo di ascesa dell’uomo Massone, volto alla ricerca dell’Infinito spirituale.
Quando gli uomini delle più remote epoche di civiltà volgevano lo sguardo all’infinito cielo, non vedevano solo le stelle fisiche ma anche le intelligenze che le governavano.
La contemplazione dell’Infinito oltre la volta incompiuta e l’attenta ed ammirata osservazione del cielo stellato sono una delle manifestazioni più grandiose della natura, che suscitano il desiderio di conoscere più a fondo, con l’aiuto della scienza astronomica, l’universo in cui viviamo.
Al tempo stesso, l’immensità della quale siamo spettatori e la sfida che essa propone alla nostra stessa capacità di immaginare origine e confini, ci porta anche a riflettere su noi stessi, sulla nostra collocazione nel mondo, sul senso della nostra vita sulla Terra.
Questo protendere all’Infinito, oltre la volta, ci invita ad elevare il nostro pensiero sino a raggiungere le stelle più vicine, onde conquistare la verità e trovare la giusta via che ci permetta di illuminare i nostri lavori.
L’Infinito come non finito è l’espressione della nostra opera costruttiva di Massoni che non è mai finita. Ciò ha ovviamente il preciso significato che l’opera costruttiva del nostro lavoro massonico non è mai finita. Per il Massone, in definitiva, l’Infinito è il traguardo cui egli deve tendere.
Di fronte all’eterno mistero delle stelle, ogni immaginazione che rechi in sé le dimensioni dell’Infinito è appropriata.
L’Infinito è ed ha come meta il Grande Architetto dell’Universo ed è l’anello di congiunzione tra la realtà e l’irrealtà delle nostre vite.
L’Universo, che nel tempio è simboleggiato dalla Volta Celeste quale metafora dell’Infinito, è vera espressione dell’onnipotenza del G.A.D.U..
La Volta Celeste simbolicamente rappresenta la costruzione del Tempio non ancora finita e simboleggia i lavori del Tempio interiore che non finiscono mai. D’altronde, la vita del Massone è paragonabile alla spirale – quale simbolo di vita, di energia, di movimento e di divenire – che si sviluppa all’Infinito e che unisce armoniosamente il cielo e la terra.
Il cielo stellato è stato, è, e sarà, un segno, un simbolo che indirizza la nostra via e la nostra vita.
Mi piace concludere con le parole di Kant che nella conclusione della Critica della Ragion Pratica scrisse:
“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione, sempre nuove e crescenti, e quanto più spesso e a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me“.
Ho detto M:.V..
M:. L:.