Il tappeto di Loggia
Loggia Lorenzo il Magnifico n°52 - Firenze (consacrata il 28 novembre 1993)
Oggi, venerdì 16 novembre 2009 durante la nostra tornata ordinaria abbiamo inaugurato il nuovo tappeto di Loggia, per questo ho ripreso una mia precedente tavola e l’ho ampliata per dividerla con voi.
Appena si entra in un Tempio Massonico (o/e nella chiesa di Rennes-le-Château)
la nostra attenzione visiva è attratta da tanti simboli, tra questi possiamo annoverare il “pavimento a scacchi o a mosaico” (tessellated pavement).
Questo particolare pavimento è realizzato da piastrelle bianche e nere posizionate in modo alternato come troviamo in una scacchiera.
Esso si estende a forma di “quadrilungo massonico” con il lato maggiore orientato verso Oriente-Occidente. Le dimensioni ci pervengono dalla “geometria sacra e dalla scienza dell’armonia”, ricordando la “legge mosaica o legge degli opposti”.
Se non esiste un vero e proprio pavimento troviamo al centro del salone un tappeto ricamato a scacchiera di colore bianco e nero e ai lati una particolare cornice.
Questo tipo di pavimento o tappeto può portare alla mente di ognuno di noi diversi pensieri.
Il primo, quello della scacchiera utilizzata per il gioco degli scacchi.
Anche se ricordiamo che in origine i giochi sono molto di più che semplici passatempi profani, ma sono stati realizzati per trasmettere agli occhi degli iniziati certe verità.
Su quasi tutti i dizionari si trova che il gioco degli scacchi è nato in India, si tratta di un antico gioco Persiano, il cui nome deriva dalla parola persiana Re ossia Scià (versione in italiano del più corretto Shah).
Di fatto il termine “scacco matto” che determina la fine del gioco, deriva dalla frase persiana “Shah Màt” (il Re è morto).
La parola Shah divenne in provenzale “Escac” e da allora entrò nella lingua comune. Ci sono anche quelli che fanno risalire il gioco durante la guerra di Troia, realizzato dai soldati achei.
Per altri fu l’evoluzione del gioco strategico indiano del Chaturanga, sembra addirittura conosciuto da Alessandro Magno che nel 326 affrontò un esercito indiano disposto secondo lo schema utilizzato negli scacchi.
Da allora il suo interesse per questo gioco fu tale che lo introdusse in Persia e in Babilonia.
Altri ancora affermano che il Chaturanga non è altro che una derivazione di un altro gioco: il Xiangqi, di origine cinese.
Infine chi asserisce che già gli Egizi conoscevano un gioco simile, il Senet, basato su una scacchiera di 30 o 33 caselle, con pezzi bianchi e neri. Esso era praticato dal Faraone e dalla moglie, ma anche dalle altre classi sociali. Anche Tutankhamon, aveva quattro scacchiere nel suo sepolcro ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio. Nel libro dei morti si trova infatti scritto che il defunto deve disputare una partita a Senet (7 pedine)
contro un avversario invisibile per poter accedere al regno dei morti e solo con la vittoria si aveva la salvezza dell’anima.
Comunque si sa che il gioco degli scacchi arrivò per due vie.
La prima conduceva verso l’impero Bizantino, i Balcani e la Russia. L’altra attraverso la Sicilia e la Spagna.
Di fatto è possibile trovare affrescate scacchiere in numerose chiese cristiane. In ogni caso è accettato da tutti che esso rappresenta la strategia della guerra, dove il combattimento si svolge tra i pezzi neri e i bianchi, per la supremazia sul mondo. Dal 1100-1200 ad oggi giorno il gioco si è evoluto arrivando ad utilizzare 16 pedine e 64 caselle, esso è un passatempo praticato da milioni di persone in tutto il mondo e difficilmente chi vi gioca vi cerca le implicazioni esoteriche che esso dovrebbe trasmettere. Il significato di ogni pedina si potrebbe così esporre:
il Re rappresenta l’Io;
la Regina rappresenta il potere della Sapienza, l’amore per il Re, è il pezzo più potente della scacchiera, si può spostare in ogni direzione e a qualsiasi distanza;
gli alfieri rappresentano i punti cardinali della terra, essi si possono spostare su qualsiasi distanza, ma solo in diagonale, questo li rende vulnerabili;
i cavalli rappresentano la capacità di proiezione verso il nemico, e la prudenza perché il suo modo di spostarsi lo rende al contempo pericolo e vulnerabile;
le torri simbolo fortemente massonico, presente anche in molte carte dei tarocchi rappresentano la forza;
i pedoni rappresentano il microcosmo che diventa macrocosmo, la speranza.
Proprio con l’epoca feudale abbiamo questa evoluzione e i pedoni rappresentano i soldati, il Re e la Regina i regnanti, i cavalli i cavalieri gli alfieri i preti e le torri il castello.
Lo scopo come nella vita era quello di salvare il Re, infatti non ci sono punteggi, ma solo il raggiungimento della vittoria sull’avversario.
Perciò possiamo simbologicamente raffigurare la scacchiera come il mondo dualista della natura umana e la legge degli opposti nel creato, dove si alternano i quadrati bianchi e neri, identificati nel bene ed il male.
Oppure sempre per rimane nell’immediato si potrebbero raffigurare il chiaro e lo scuro, il buio e la luce, il giorno e la notte, oppure le forze antagoniste come la terra e l’acqua, l’aria e il fuoco, il caldo e il freddo, il piacere e il dolore o una reazione binaria (destra–sinistra, moto–arresto, alto-basso) o comunque tutte le coppie di opposti.
L’essenza e la sostanza sono rispettivamente il principio attivo (bianco) rappresentato come maschie e il principio passivo (nero) rappresentato come femminile.
Anche se i contrari talvolta possono diventare complementari.
Sicuramente quello che si trova in antagonismo a un certo livello diventa complementare ad un altro livello.
Tale concetto è più tangibile nelle colture orientali, infatti se valutiamo lo yin e lo yiang, notiamo come la figura sia rispetto al bianco e al neo l’esatto equivalente, il fatto che siano separati da una linea sinuosa, rende la figura perfettamente inseparabile, l’alternanza del bianco e del nero, ricorda inoltre il I-Ching (che ha 64 esagrammi).
Bisogna anche dire però che il campo d’azione che stiamo valutando è solo bidimensionale e rappresenta quindi la terra (piatta, perciò misurabile con la squadra), limitata dai suoi punti cardinali.
Il pavimento rettangolare del Tempio di Salomone Re di Israele realizzato a Gerusalemme, vuole ogni volta che entriamo nel Tempio Massonico ricordarci il cammino che dobbiamo percorrere, e l’abilità necessaria per affrontare i contrasti dell’esistenza. L’alternanza del bianco e del nero ci ricorda che noi oltre le virtù abbiamo i vizi, amore ed odio, aspetti buoni ed altri cattivi etc.
La scacchiera rappresenta il nostro io e la situazione conflittuale che abbiamo dentro di noi, le forze contrarie alla formazione della nostra persona.
Si potrebbe pensare al Dottor Jekill e Mister Hyde.
Mi torna in mente il motto greco: “Conosci te stesso, domina te stesso, nobilita te stesso.”
Dopodiché per raggiungere gli obiettivi è necessario combattere: per voi stessi, per chi amate, per i vostri ideali.
Oltre ai significati fin qui elencati potremmo esporre anche un concetto più profondo, che risulta essere dato dal duplice senso del colore nero, di fatto fino ad ora abbiamo guardato il colore solo nel suo aspetto inferiore e cosmologico.
Perché però sia completo bisogna guardarlo anche in senso superiore e metafisico. Concludo questa mia tavola affermando che: …è vero che nasciamo in solitudine e moriamo in solitudine, …che ognuno è Maestro di se stesso, ma è anche vero che per raggiungere la nostra crescita interiore abbiamo bisogno del lavoro con gli altri Fratelli, solo così potremmo contribuire alla costruzione del Tempio Massonico nel Mondo. Ho detto
D:. F:.