MASSONERIA E MIGRANTI: UNA NUOVA SFIDA
Ferrara, X giorno dell’ottavo mese dell’anno di V:. L:. 6015: tavola scolpita dal fratello S:. Man:. in occasione della Tornata a Logge Riunite G. Savonarola n°104, G. Bruno n° 852, M. Ruini n°1268, Sol Invictus n° 1476, all’Oriente di Ferrara, Cento e Bondeno.
Quando si è pensato alla organizzazione di una Tornata a LL:.RR:. ci si è posto il problema di quale tavola tracciare e soprattutto, quale argomento dovesse essere trattato; alla fine, senza neanche discutere più di tanto, si è giunti alla conclusione che il particolare momento storico che stiamo vivendo necessitasse di una riflessione comune sul tema delle grandi migrazioni in atto verso l’Europa. La tavola che vi consegnamo è frutto del lavoro del fratello S:. Man:., che ringraziamo.
MV:., Fratelli a Oriente e Fratelli tra le Colonne.
Già da alcuni anni in Europa si sta assistendo ad una nuova ondata di migrazioni, con caratteristiche diverse da quelle che tutti noi abbiamo conosciuto anche dai libri di scuola.
Per parlare di quanto sta succedendo è necessario pensare al passato e alla storia del nostro Paese: le emigrazioni di massa cominciarono verso la fine del XIX secolo e si protrassero sino agli anni 20-30 del secolo successivo e avevano come meta le Americhe (Canada, USA, Argentina, Brasile, Uruguay, ecc), per riprendere dopo la seconda metà del XX secolo verso le nazioni europee più ricche come Germania, Francia e Belgio.
Milioni di Italiani si riversarono in questi Paesi spesso solo con i loro poveri vestiti e la famosa valigia di cartone legata con lo spago; ma da cosa fuggivano i nostri connazionali e altri milioni di cittadini europei allora? Scappavano da fame, da miseria, da povertà.
Famosa è la risposta di un migrante italiano ad un Ministro del Regno che gli chiedeva perché volesse espatriare:
“Cosa intende per nazione, signor Ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria. Ma è una Patria, la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro?“.
In cosa differisce oggi il nuovo fenomeno migratorio?
Analizziamo qualche dato: secondo l’International Organization for Migration sono stati registrati 473.887 sbarchi sulle coste dell’Europa solo nel 2015 (dati aggiornati al 18 settembre); almeno 182.000 di questi migranti provengono dalla Siria rappresentando circa il 40% del totale ( nel 2014 la percentuale oscillava tra il 25 e il 33% ); i morti per mare ammontano a 2.812 e le nazioni da cui partono i migranti sono soprattutto Siria, Afghanistan, Iraq, Pakistan, Palestina, Somalia, Libia, Etiopia, Bangladesh, Marocco, Tunisia e altri paesi dell’Africa.
A settembre è stato presentato a Parigi il documento dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulle prospettive migratorie in cui si afferma che “nel 2015 si raggiungerà la cifra di un milione di richiedenti asilo: una vera e propria crisi umanitaria senza precedenti con costi umani ed economici immani e spaventosi, la più grave dal secondo dopoguerra”. Sempre secondo l’OCSE, la strada principale per giungere in Europa rimane l’Italia assieme alla Grecia e all’Ungheria, mentre “i principali Paesi di destinazione permangono Germania, Svezia ed Austria.”
Non è possibile, per motivi di tempo e di spazio, addentrarsi ulteriormente nell’analisi delle cause e dei meccanismi che sottendono questo fenomeno e invito chi fosse interessato ad approfondire, a leggere il rapporto OCSE.
Ci si potrebbe chiedere ora se le motivazioni che portano queste centinaia di migliaia di persone a emigrare sono le stesse di quelle viste prima, dei migranti italiani.
La realtà attuale è ben diversa:
questi uomini, queste donne, questi bambini, scappano e fuggono. Fuggono non solo dalla fame, MA SOPRATTUTTO DALLA GUERRA, DALLA VIOLENZA, DALLE PERSECUZIONI, DALLA TORTURA; SCAPPANO PERCHÉ VIENE IMPEDITA LORO LA LIBERTÀ DI PENSIERO, DI PAROLA, DI RELIGIONE
(pensiamo solo ai Cristiani massacrati dalle milizie dell’IS -Islamic State- in Siria, in Iraq o in Nigeria).
In ciò risiede la differenza fondamentale:questi nostri fratelli non sono migranti, sono dei rifugiati;
e scappano probabilmente anche perché illusi dai nuovi mercanti di carne umana che fanno loro credere che al di la del mare ci siano ricchezza e speranza.
I Paesi Europei che sono stati oggetto delle migrazioni hanno subito al loro interno veri e propri sconvolgimenti anche perché quasi del tutto impreparati a un evento di tale portata; pensiamo alla prima accoglienza, alle strutture che devono accettare questi sventurati, al cibo, all’acqua, ai vestiti, alle cure mediche, al conforto religioso o anche alla ricerca di chi parla la loro lingua.
Sempre per citare il rapporto OCSE “la diversità delle nazionalità, le motivazioni per la migrazione e i profili individuali di ciascun singolo migrante rappresentano una vera e propria sfida per i sistemi e le comunità di accoglienza nei principali paesi europei”.
Tale situazione ha generato in questi Paesi circostanze difficili, spesso in contrasto tra di loro, e ha visto nascere tensioni, lotte, rivolte, incomprensioni che rendono il processo di accoglienza e integrazione ulteriormente complesso se non, in alcuni casi impossibile.
Abbiamo assistito e assistiamo quasi quotidianamente al triste ripetersi degli sbarchi dai gommoni e da vecchie carrette, riempite all’inverosimile di esseri umani stivati in condizioni mostruose, imbarcazioni che spesso si trasformano in vere e proprie camere di morte; vi è il più totale disprezzo dell’essere umano trasformato da questi nuovi negrieri solo in una fonte di guadagno: uomini che non sono più tali ma nemmeno bestie (un animale godrebbe di più dignità), sono solo merce scomoda che non importa arrivi a destinazione viva, dato che ha già pagato per il viaggio.
Un viaggio di speranza verso la libertà, un lavoro, una casa, la tranquillità; un sogno che s’infrange nel momento stesso in cui toccano terra perché comincia un nuovo calvario.
Devono lottare contro una nuova realtà che è forse ancora più dura di quella del loro Paese di origine perché inattesa: è la realtà dei campi di accoglienza e di raccolta, lo scontro con una società e con una civiltà nuova, sconosciuta ai più e poco o per nulla disposta ad accogliere e ad aiutare.
Certo non tutti coloro i quali scappano sono brave persone, spesso si confondono tra i tanti sia delinquenti che criminali, e maggiore attenzione deve quindi essere posta durante la fase di filtro; non deve però essere sottovalutata la grande ricchezza in termini di conoscenze e competenze che molti migranti portano con se’.
Spesso gli sbarchi o gli arrivi vanno oltre le capacità ricettive delle singole Nazioni (pensiamo alla Turchia dove si calcola ci siano quasi due milioni di profughi Siriani) e delle loro possibilità economiche; diventa arduo identificare chi, tra i rifugiati, abbia realmente bisogno di rifugio politico oppure no:
DA QUESTA SITUAZIONE NASCONO VIOLENZA, ODIO, INCOMPRENSIONE, REPULSIONE E PREGIUDIZIO, TUTTI FIGLI DELL’IGNORANZA, COSÌ COME FRUTTO DELLA STUPIDITÀ SONO LE RUSPE; ECCO ALLORA LE FUGHE DAI CENTRI DI ACCOGLIENZA, LE MARCE LUNGO I CONFINI DI UNO STATO, O PEGGIO I BIVACCHI NELLE STAZIONI, NELLE PIAZZE, LUNGO LE AUTOSTRADE O I CONFINI TRA NAZIONI E TUTTO QUESTO TRA MISERIA, SPORCIZIA, FAME, DISPERAZIONE, VIOLENZA E L’INDIFFERENZA DEI PIÙ E, PERMETTETEMI DI DIRLO, CARI FRATELLI, FORSE ANCHE TRA LA NOSTRA DI INDIFFERENZA.
Stiamo assistendo alla crisi profonda se non al fallimento delle politiche comunitarie e delle singole organizzazioni internazionali come l’ONU nonchè dei singoli Stati poiché si preferiscono alzare muri,
PERCHÉ IL DIVERSO DEVE RIMANERE ESCLUSO ALTRIMENTI RISCHIA DI CONTAMINARE LA PUREZZA DI QUELLA POPOLAZIONE: ANCORA IN EUROPA SI LEVA ALTO IL GRIDO DELL’ODIO XENOFOBO E DELLA PUREZZA DELLA RAZZA!
L’UOMO DAVVERO SEMBRA NON AVER IMPARATO NULLA DAI PROPRI ERRORI; la violenza chiama violenza e l’odio chiama odio e a un muro se ne aggiungeranno altri, magari non di mattoni ma nel cuore di tanti di noi.
COME PUÒ QUINDI LA LIBERA MURATORIA PORSI DI FRONTE A QUESTA NUOVA TRAGEDIA?
CHE COSA POSSIAMO FARE NOI MASSONI PER AFFRONTARE LA SFIDA E QUALI STRUMENTI ABBIAMO?
Infine a noi, che facciamo parte di un’istituzione iniziatico-esoterica basata sul lavoro interiore e sull’interpretazione dei simboli, interessa davvero il problema dei rifugiati?
IO PENSO CHE LA RISPOSTA NON POSSA CHE ESSERE AFFERMATIVA,
proprio perché noi siamo chi siamo e chi abbiamo deciso di essere; il giorno in cui liberamente abbiamo chiesto di entrare a far parte della Massoneria e siamo stati iniziati, abbiamo promesso solennemente di lavorare anche al bene dell’Umanità: per fare questo non dimentichiamo che abbiamo un’arma potentissima, l’Amore.
Se non siamo capaci di riconoscere nell’altro o nel diverso un nostro fratello, se non siamo capaci di accoglienza, di Amore, significa che non abbiamo fatto un solo passo nel cammino iniziatico, che non abbiamo udito, che non abbiamo visto, che non abbiamo sentito, che non abbiamo costruito nulla, che non abbiamo approfondito e ampliata la nostra conoscenza, significa che non abbiamo imparato ad utilizzare gli attrezzi della muratoria, o che li abbiamo riposti o addirittura vilipesi; significa che non ci siamo liberati dai vizi, che non abbiamo acquisito virtù, significa che siamo rimasti profani, ottenebrati dall’ignoranza e dal buio, quindi che abbiamo solo sprecato il nostro tempo, che, se abbiamo lavorato, abbiamo lavorato per niente, perché il nostro lavoro non ha prodotto alcun frutto e sarà stato privo di senso, significa che non abbiamo capito cosa è, cosa significa Fratellanza, sarebbe solo una parola inutile, insignificante, vuota, buttata al vento.
Se invece saremo capaci di dare un valore al Trinomio e alla Tolleranza, e io lo credo fortemente, allora ci sarà sempre una speranza di un’integrazione vera per questi fratelli giunti da lontano in cerca di un futuro migliore, integrazione fatta di regole sicure, di leggi da applicare e da seguire; il tutto però sotto il nome dell’Amore che sempre deve guidare ogni nostra azione.
Cari Fratelli, io non ho la ricetta per l’accoglienza, non ho i mezzi, né risposte sicure, ma mille e più dubbi, ma di una cosa sono certo:
il Libero Muratore costruisce il muro del proprio Tempio, ma è un muro che serve per accogliere non per separare; “l’importante” così come ha detto il Venerabilissimo Gran Maestro nella sua ultima allocuzione,
“È METTERSI SEMPRE IN GIOCO E NON FARE MALE A NOI STESSI E AGLI ALTRI OPERANDO SEMPRE PER IL BENE:NON DIMENTICHIAMOCI MAI CHE IL SOLE SORGE PER TUTTI E CHE TUTTI GLI ESSERI, PROPRIO NEL MOMENTO IN CUI ASSISTIAMO A UN NUOVO ESODO BIBLICO, QUELLO DEI MIGRANTI, HANNO DIRITTO AD UN’ESISTENZA DIGNITOSA, SENZA DISTINZIONE DI SESSO, DI RAZZA, DI RELIGIONE. I LIBERI MURATORI NON BUTTANO IN MARE COLORO CHE ARRIVANO SULLE NOSTRE COSTE PER CERCARE LA FELICITÀ. NOI NON POSSIAMO CONSENTIRE CHE PER TANTI BAMBINI IL MEDITERRANEO SIA CULLA E BARA”.
Fratelli rimbocchiamoci le maniche, chi più chi meno, ciascuno secondo coscienza e secondo le proprie capacità; non voltiamo lo sguardo, non facciamo finta di niente stando al sicuro e al caldo delle nostre belle case, e non crediamoci immuni dal problema. Il Libero Muratore lavora non solo nel proprio cuore e col proprio animo ma anche con il sudore della fronte, per il bene dell’Umanità e A:.G:.D:.G:.A:.D:.U:.
10 Ottobre 2015 S:. Man:.