La pietra

LA PIETRA
Questa tavola è una riduzione semplificata, estratta da quella mirabile stesa e scritta dal Maestro G. Gigliuto; mi piace introdurla con le sue citazioni, perché prima ancora di occuparci nel disegno architettonico, ci ricorda una lezione: non è importante l’originalità, perché non c’è nulla di nuovo sotto il sole … quindi non dobbiamo avere alcuna preoccupazione di fare nostri i pensieri già detti da altri, e ciò perché nel nostro lavoro non c’è alcuna vanità individuale. Ogni tavola trarrà spunto, e spesso riprenderà in tutto o in parte pensieri, espressioni, stralci di altre tavole. Noi utilizziamo questi materiali, come fossero pietre per costruire una nuova tavola, che non sarà mai uguale all’originale. Essa stessa diventa un originale perché raccoglie, elabora, plasma, modifica forme e dimensioni delle pietre e della stessa costruzione: non c’è né una uguale. Buon lavoro.

"Nihil sub sole novi!
In questi pensieri, dunque, non vi può essere nulla di nuovo… Essi sono un rosario di cose eterne. Se in questo rosario si trovano rose non mie, non sono state rubate, sono venute da sé e qui riportate per forza analogica e non volutamente. Non ho avuto nessuna preoccupazione per i pensieri già detti da altri, e ciò perché non esiste in questi scritti alcuna vanità individuale”. (ARA, Massime di scienza iniziatica)

LA PIETRA
E’ sempre impresa ardua cercare di spiegare un simbolo, poiché questo - rappresentando qualcosa che va al di là del fisico, della logica – è qualcosa di incomunicabile, una esperienza intima. Spiegare poi il simbolo su cui poggia tutto l’insegnamento muratorio è impresa pressoché impossibile.
Che fare allora? Che diremo sulla Pietra?
Possiamo solo comunicare, sforzandoci di tradurre a parole, quelle che sono state - e sono in continua evoluzione – le nostre impressioni sulla ‘Pietra’.
Cercheremo, per quanto ci è possibile, restringere il campo sull’aspetto simbolico fondamentale esclusivamente massonico, citando,solo se costretti, gli altri aspetti – inerenti all’ermetismo, alle religioni,all’alchimia etc. – che, pur essendo di massima importanza nella ricerca iniziatica, ci porterebbero molto lontano.
Da un punto di vista strettamente storico potremmo iniziare dicendo che nelle antiche civiltà dell’America centrale, quali gli Incas, i Maya, alcune tribù dell’Asia meridionale, fino all’Oceania ,sono numerosi i miti che fanno nascere i primi uomini da Pietre e viene rappresentata la nascita di Dei dalla pietra genitrix, assimilata alla grande dea, la matrix mundi. Senza andare così lontano nel tempo e nello spazio, possiamo ricordare il mito di Deucalione e Pirra (figlio e nuora di Prometeo) risparmiati dal diluvio, ai quali fu concesso di ripopolare la terra gettandosi alle spalle “le ossa della madre” (Deucalione capì che Giove si riferiva alla terra, le cui ossa sono pietre). 
La pietra stupiva per la sua possanza e per la sua durata; questa massa e questa forza suscitava timore e ammirazione, in essa si vedeva la Potenza e l’Eternità divina. Così la pietra ha una duplice natura: terrestre, perché composto (per condensazione) della materia primordiale; celeste perché caduta dal cielo, al quale deve ritornare, in quanto figlia dei cieli, di origine divina.
Se poniamo l’attenzione a quanto scritto sul Bereshit, noteremo che, seppur con altre parole, ci riferisce lo stesso concetto: cioè che il dio fece l’uomo ‘a sua stessa immagine e simiglianza’, impastandolo con terra (o fango) e insufflandogli, con il proprio respiro, la vita: l’uomo nasce dalla pietra, dalla terra, quindi reca in sé l’impronta divina, ‘partecipa della natura divina’, ovvero egli stesso contiene in sé la scintilla del dio.
L’origine celeste della pietra verosimilmente discende dall’osservazione dei meteoriti e dal ritrovamento dei frammenti: pensiamo alla pietra nera della Mecca, oppure alla pietra nera di Cibele, portata a Roma per ordine dei sacerdoti e custodita nel suo tempio costruito sul palatino (dove giace tutt'ora col nome di Lapis Niger), sicuri che questo sarebbe bastato a proteggerli: le chiamavano lapsit exillis o meglio lapis lapsus ex coelis (pietra caduta dai cieli).
A questo punto possiamo senz’altro affermare che in passato era comune pensare che la pietra fosse sorgente di vita e di fertilità, che avesse una propria vita e fosse generatrice dell’uomo, allo stesso modo in cui essa stessa è stata generata dalla Terra. 
Ora andiamo ad esaminare il significato che assume per noi iniziati. 
Il simbolo della pietra grezza e quello della pietra cubica è presente sin dalla nascita ufficiale della massoneria moderna. In un antico manoscritto e in altre opere coeve è scritto (nella forma cara agli operativi, cioè il catechismo):

D – Voi parlate di Gioielli e sembrate averne cura: quanti ve ne sono nella L.?
R: Tre Mobili e tre Immobili. 
D: Precisate i gioielli Mobili.
R: La Sq., la Lv. e il F. a P. 
Omissis
D: Dite i nomi dei Gioielli immobili?
R: La T. di Tr., la Pietra Grezza e la Pietra Perfetta.  
D: Il loro impiego?
R: La T. di Tr. serve al M. V. per tracciarvi linee e disegni; la Pietra Grezza serve all'A. A. perché la lavori, la marchi e la incida; la Pietra Perfetta serve all'artigiano esperto per provarvi e aggiustarvi i propri Gioielli.  

Dopo che il neofita viene iniziato, gli viene subito mostrato il lavoro che dovrà svolgere: sgrossare la Pietra grezza, questo è il suo primo lavoro.
Lo sgrossamento è, allo stesso tempo, lavoro individuale e collettivo per la costruzione del Tempio vivente, di cui gli iniziati sono al tempo stesso costruttori e materiale da costruzione. Ma per rendere possibile questa realizzazione, il massone deve sapersi trasformare dedicandosi lui stesso ad un lavoro costante di perfezionamento (sgrossare la Pietra grezza significa lavorare su se stessi, eliminando i pregiudizi, i vizi, le invidie, elevandoci sempre più a uno stato spirituale e meno materialista). 
Nella simbologia massonica è l’emblema stesso del massone, del lavoro di squadratura e di levigatura, che il massone compie su se stesso per passare dallo stato informe di profano allo stato formato, regolato e creativo del libero muratore.
Una volta che la pietra viene dirozzata, dovrà essere controllata: non dimentichiamo infatti che ogni colpo dato alla pietra con mazzuolo e scalpello è definitivo, in quanto non si può aggiungere, ma solo togliere materia.
I tre stati della Pietra: grezza, levigata e cubica a punta, rappresentano i tre gradi della nostra istituzione: Apprendista, Compagno, Maestro.
Va precisato subito che non tutte le pietre possono essere utilizzate nella costruzione. Sono vari gli elementi che determinano detta scelta, ad esempio la resistenza alle spinte a cui sarà sottoposta, la durevolezza della pietra in presenza dell’acqua, del fuoco, delle variazioni climatiche. Non ultimo la possibilità di lavorazione della stessa, a cominciare dalla sua estrazione dalla cava sino alla sua sgrossatura.
Questo ci porta a sottolineare l’accuratezza necessaria nella delicata fase della valutazione del profano (la tegolatura): per sperare nella ammissione nella L.M. il profano deve confidare in Dio, essere libero e di buona reputazione. Ma tali requisiti non sono sufficienti: come dianzi detto non tutte le pietre sono adatte alla costruzione: una si presenterà bella, un’altra forte, un’altra geliva, un’altra di difficile lavorazione, e così via. Riusciranno queste a sostenere i pesi derivanti dall’appartenere alla massoneria? Quale sarà il loro comportamento quando saranno sollecitate dal fiume delle emozioni, o dal fuoco dell’attrito derivante dallo stare una accanto all’altra o dal vento multiforme delle idee?
Per questo è necessario vagliare la loro omogeneità, durezza, permeabilità, porosità, resistenza al fuoco, la gelività, l’eventuale aderenza con le malte.
Vediamo insieme una sommaria classificazione:
1) ARGILLOSE: si tratta dipietre che si rigonfiano con l’acqua e si induriscono fino a fessarsi con il fuoco. Possiamo inserire in questa categoria l’uomo comune, l’individuo che non si pone domande, che non agogna ad un elevamento interiore;
2) CALCAREE (del tipo marmo, travertino, tufi calcarei): sono le uniche che danno la calce, elemento base per i leganti e la malta di calce. Sono adatte per tutti gli usi, resistenti ed esteticamente gradevoli. Possiamo inserire in questa categoria gli uomini liberi e di buoni costumi (di essere, sono potenzialmente buone pietre, resta da vedere se confidano in Dio);
3) GESSOSE: poco adatte alla costruzione perché temono l’umidità, sono fragili e si sgretolano facilmente. Tuttavia possono essere impiegati per fare gli stucchi. Possiamo inserire in questa categoria i Don Abbondio: uomini che hanno il desiderio di risalita, ma non la forza ed il coraggio per effettuarla.
4) SILICEE (porfidi, graniti, lave, selci, quarziti, arenarie): Sono pietre resistenti, di difficile lavorazione per la loro durezza e compattezza (fa eccezione l’arenaria che è poco durevole ed è una pietra geliva, mentre la quarzite non lega bene con la malta di calce). Possiamo inserire in questa categoria le persone ostinate, testarde, affetti da superbia e vanità, che hanno bisogno di essere al centro dell’attenzione, in caso contrario schiantano nel gelo della indifferenza.
5) TUFACEE (tufi di origine vulcanica): Sono le migliori pietre. Facilmente lavorabili, squadrabili, sagomabili, molto leggere. Possiamo inserire in questa categoria gli uomini semplici e di grande levatura.

La qualità della pietra non è tutto, né è sufficiente nella nostra valutazione. Altra fase importante, infatti, è l’estrazione della pietra.

La pietra può essere semplicemente raccolta in superficie (ed è quello che accade col proselitismo) oppure estratta dalla cava. Questa è quella che ci dà la possibilità di osservare con cura il profano-pietra, affinchè si possa classificare, ovvero inquadrare nelle categorie adatte alla costruzione.
Poi la cava può essere a strati, composta da stratificazioni geologiche di bassa potenza (non oltre il mezzo metro, quasi in superficie), o a banchi, che è un giacimento di grande potenza, più profondo e spesso, al quale si perviene con l’osservazione e la saggiatura della pietra, che ci dà i risultati più attendibili.
Per concludere, il nostro primo lavoro consiste nello sgrossare la pietra grezza, ovvero noi stessi, per divenire ed essere costruttori e materiale di costruzione. Questo lavoro ci applicherà sempre. E’ esso stesso un’arte, l’arte di estrarre la statua (scultura) dal blocco di pietra (Aristotele, Michelangelo). Ma l’arte non si acquisisce solo dalla ripetizione meccanica gestuale. No, è qualcosa di più: occorre imparare ad ascoltare la pietra, significa nosce te ipsum, significa scrutare noi stessi, il nostro passato, la nostra origine, per conoscere chi siamo, la natura della nostra pietra, la statua incorporata nella pietra, per poterla sgrossare sapientemente ed efficacemente, per rimuovere le asperità, il superfluo, per denudare la scultura nascosta ed incorporata nella pietra, per levigarla, squadrarla, renderla perfetta.
Continuiamo il nostro lavoro, fratello.
M:. L:.
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