R:.L:. PIERO MARTINETTI 1036
L’ALBERO DELLA VITA, TIFERET - LA BELLEZZA
Fr:. Ugo 2008
PREMESSA – Dalla letteratura riguardante l’Albero della Vita:
La Bellezza contiene la Verità. Infatti sull’Albero della Vita Tiferet “bellezza”si appoggia su Yesod “la Verità”. Sommando i valori numerici di “bellezza” e “verità” si ottiene: 100+441 = 541 che tradotto in lingua ebraica il n 541 è nientemeno che ISRAEL.
Israele è l’essere nel quale bellezza e verità sono perfettamente unite.
La bellezza deve essere fertile
La bellezza deve essere potente
La bellezza deve guarire
La bellezza dell’uomo è quando si trova in casa, la sua casa è la sua moglie
Tiferet corrisponde al centro del cuore umano ed è la bellezza che parla e feconda il cuore.
CONSIDERAZIONI
Carissimi Fratelli,
i Lavori massonici vengono aperti con una particolare invocazione detta dal fr. 2°
Sorv. mentre accende il primo cero, riferendosi al Lavoro : “che la Bellezza lo irradi e lo compia”. Si attribuisce pertanto alla Bellezza il potere di irradiare il Lavoro dell’iniziato e di compiere una trasformazione nello spirito dello stesso.
Dove ci riuniamo per compiere i nostri architettonici Lavori?
Nel Tempio, in un luogo Sacro e protetto.
Perché Sacro?
Perché è sempre presente il Libro della Legge Sacra.
Su quale pagina della Bibbia si dispongono la Squadra ed il Compasso? All’inizio del Vangelo secondo Giovanni, Nuovo Testamento, sul quale leggiamo:
“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.”
Quale migliore premessa per Lavorare e parlare di BELLEZZA a GDGDU e per il bene dell’Umanità? Parlare all’uomo meno fortunato di noi al quale nessuno ha fatto Conoscere la Via Iniziatica per mezzo della quale elevare lo spirito verso la Divinità.
Come comprendere il Verbo?
San Giovanni nell’Apocalisse scrive che Cristo dice: “io sono l’Alfa e l’Omega” la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, lingua con la quale è stato scritto il Nuovo Testamento. Nella lingua di Gesù, quella ebraica, la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto sono Alef e Tav. Perciò, “io sono l’Alfa e l’Omega” oppure “ io sono l’Alef ed il Tav” sono due frasi con lo stesso significato.
Le due lettere, in realtà, rappresentano tutto l’alfabeto, in quanto non si può isolare il principio dalla fine.
Nell’alfabeto ebraico l’ordine delle lettere è suggerito dalla rappresentazione analogica delle “lettere” che compongono la creazione. Esse rappresentano gli elementi, le virtù, le qualità, gli spiriti, le potenze attraverso la cui combinazione Dio ha creato l’universo.
Studiando il senso cabalistico delle lettere ebraiche si cerca di penetrare il linguaggio vivente della natura.
Le lettere di questo alfabeto sono ventidue. Dicendo: “Io sono l’Alfa e l’Omega” il Cristo voleva dire: “Io sono il Verbo, i ventidue elementi mediante il quale il mondo è stato creato”.
Servendosi delle lettere dell’alfabeto per pensare, parlare e scrivere anche l’uomo agisce come Dio, infatti la parola prima è pensata, quindi pronunciata o scritta, è una sola ed unica cosa.
Tutti gli elementi che sono in noi servono a formare ed esprimere il nostro pensiero, di conseguenza pensare, pronunciare e scrivere sono tre aspetti del Verbo.
Il Verbo è il pensiero.
Il Verbo è la sintesi di tutte le espressioni della vita interiore dell’uomo, di tutte le emanazioni prodotte dai suoi sentimenti.
Il Verbo appartiene al mondo dello spirito.
Semplicemente pensando, noi già creiamo.
E’ in questo modo che il Verbo Divino ha creato e modellato l’universo.
Nell’Albero della Vita il Verbo è la seconda sefirah, Hokmah, la Saggezza uscita da Keter.
Gli Iniziati, che conoscono il Verbo, hanno lasciato traccia, sugli edifici religiosi, dei loro sentimenti creativi. Hanno lasciato l’espressione scritta del Verbo: delle figure, delle statue, dei racconti in pietra.
Le hanno lasciate per le generazioni future affinché si mettessero in comunicazione col Verbo.
Noi non esitiamo, sul piano materiale, a definire queste sculture belle, perchè appagano le nostre esigenze interiori di armonia e ci trasportano fuori dalle miserie del quotidiano anticipando la Bellezza dell’universo.
“Tutto è stato fatto per mezzo di Lui”.
Cosicché, l’Amore immenso ed incondizionato di Dio, ci ha creato.
L’uomo il frutto dell’Amore, non può pertanto essere imperfetto, bensì dovrà rappresentare la Bellezza divina.
Dio ha voluto che l’uomo fosse libero e ci dotati di libero arbitrio.
Ci ha indicato l’esistenza nel Creato di un ambito dove regna la Materia e ci ha lasciato la possibilità di scegliere: se vivere presso di Lui, dove regna l’Armonia perenne, dove splende la Luce e vive lo spirito, o conoscere Malkhut.
Una strada ripida scende dallo spirito alla materia, dal mondo armonioso al mondo materiale.
L’Albero della Vita, con le radici nell’armonia divina ed i rami che raggiungono la terra, il materiale, è stato percorso velocemente dall’uomo, desideroso di conoscere la terra, senza badare ai Valori rappresentati dalle Sefirot, per raggiungere il Regno.
Sulla terra stiamo trascorrendo la vita materiale e mortale.
Solo la Conoscenza, della quale andiamo alla ricerca, ci potrà far scoprire nel nostro cuore che Dio, in Keter, aspetta il nostro ritorno.
In Lui il nostro spirito sarà immortale.
Il ritorno sarà meno agevole e veloce della discesa, richiederà a tutti gli uomini un deciso impegno di rivisitazione dei Valori che arricchiscono la parte spirituale di ognuno.
La Cabala rappresenta questi valori con le Sefirot: Fondamento, Splendore, Eternità, Vittoria, Bellezza, Forza, Amore, Conoscenza unificante, Intelligenza e Sapienza.
La Bellezza: la fertilità di Tiferet vuole significare l’emozione di aprire il cuore, di irradiare intorno a noi, dando generosamente al prossimo in una moltitudine di modi. La persona umana è bella se ha la capacità di far risiedere la coscienza nel cuore e di amare altruisticamente.
La Bellezza è ciò che sa scaldare il cuore.
Il calore è segno di vita.
La Bellezza, sul piano materiale, ha un valore anche terapeutico; assieme all’armonia ha un effetto benefico sulla salute ed è alla base di moderni sistemi curativi come la musicoterapica, l’uso dei colori ecc.
A Tiferet si attribuisce anche un’altra qualità: la Compassione, la capacità del cuore di risuonare all’unisono con quello di qualcun altro, condividendo le stesse emozioni e sentimenti, sia gioiosi che meno.
Cosa succede nel Regno, che mi immagino nel buio, per la lontananza dal Divino? Vedo una tenue Luce che consente di far rifiorire lo spirito dell’uomo quando lo stesso si dichiari pronto ad intraprendere ed affrontare la Via Iniziatica.
E’ questo, per me, il preludio alla sensazione trascendente della Bellezza.
L’uomo che si chiede da dove viene e dove sta andando e si adopera costantemente per abbandonare i “vili metalli”, sospinto dall’intuito verso il trascendente, cerca di creare intorno a sé l’Armonia, una sensazione a lui gradevole che contiene la Bellezza.
L’uomo si rende conto che esistono dei canoni, trasmessi dalla Tradizione, che concorrono a determinare la Bellezza di una figura, di una scultura, di un’architettura, di un quadro, di una melodia, di una poesia, di un paesaggio, di qualsiasi altra opera prodotta dalla creatività umana.
Questi parametri sono i Numeri e la Geometria espressione concreta dei numeri.
Nella Cabala le parole corrispondo a valori numerici.
Nella geometria la sezione aurea o “Divina proporzione” che consiste nel dividere asimmetricamente un segmento in maniera che la parte minore stia in rapporto con quella maggiore, come la parte maggiore sta in rapporto con il segmento, corrisponde al rapporto 1,618.
Tale rapporto è un numero infinito definito, dalla geometria sacra “trascendente”, perchè le cifre dopo la virgola sono infinite: 1,6180339…..
Gli iniziati scoprirono che la bellezza e l’armonia architettonica è legata alla “Sezione Aurea” perché le forme create in base ad essa le riconobbero belle, gradevoli e riuscivano a far vibrare positivamente lo spirito.
In rapporto alla trascendenza la sezione aurea esprime l’unità “del buono, del vero e del bello”
Sulla riva occidentale del Nilo, all’incirca quattromila anni fa nella XVII dinastia, fu creata la dimora eterna della regina Hatshepsut coniugando la natura con lo spirito creativo umano.
La montagna fiera e svettante simbolo della natura primitiva viene domata con l’inserimento di un tempio disegnato con un ritmo rigoroso ed armonico, per ottenere un risultato esemplare della bellezza e della potenza creativa divina.
Dai tempi lontani l’uomo ha sempre guardato verso il cielo nutrendo la certezza di avere in quell’immensità un protettore. Di giorno si riscaldava ai raggi del sole che attraversava la volta celeste, di notte si chiedeva perchè il sole era scomparso, prima di addormentarsi ammirava la luna e le stelle e con fiducia si abbandonava. Il tempo che l’uomo non teneva in considerazione, era scandito dalle albe e dai tramonti. Ne è venuta di conseguenza una dipendenza, per l’uomo, dai ritmi naturali. Per alimentarsi doveva lavorare la terra e cacciare. I frutti del lavoro agricolo aveva scoperto che erano condizionati dai cicli lunari e dalle stagioni. Quanto gli abbisognava per vivere dipendeva dal cielo e da quella Entità che determinava il movimento dei pianeti. I fenomeni naturali a volte lo intimorivano e provando paura scoprì di avere in se qualche cosa che non poteva materialmente dominare, che non dipendeva da lui. Scoprì anche di provare una sensazione piacevole quando riusciva a saziare l’appetito.
A mio avviso , a poco a poco, l’uomo si rese conto di atteggiarsi, forse involontariamente, ad un sentimento di gratitudine verso un’Entità trascendente per quanto di buono e di bello gli poteva capitare.
Successivamente, sentì il bisogno di essere riconoscente a questa Entità che collocò materialmente nelle caverne, in specifiche caverne, nelle quali si recava appositamente per esprimere la propria gratitudine.
Nacque il bisogno dei luoghi di culto.
Per quanto ci è dato oggi di conoscere alle caverne successero, a grandi gruppi, gli Zigurrà, i templi babilonesi, i Templi egizi, i Templi greci, i Templi romani, quelli bizantini, gli islamici, i Templi romanici, le cattedrali gotiche, le chiese rinascimentali, quelle barocche e quelle moderne.
L’umanità, nel medioevo, senti il bisogno di erigere cattedrali ad onore della divinità perché queste opere appagavano il suo bisogno di serenità e armonia.
Le fabbriche sono state ideate da persone iniziate, che conoscevano la Tradizione e confidavano nell’Essere Supremo. Pertanto gli iniziati si prodigarono nella costruzione delle cattedrali quali veicoli per trasmettere la simbologia che consentiva di arrivare all’anima delle persone per aiutarle a sopportare i pesi della vita con la certezza di una giustizia extraterrena, di un premio, da parte del Creatore, quale l’immortalità dello spirito che ogni persona porta in dotazione dalla sua nascita nel pensiero del Divino.
Pertanto le cattedrali dovevano rappresentare in terra l’Armonia e la Bellezza dell’Universo.
Gli iniziati diedero alle cattedrali. uno slancio particolare, verso il cielo e verso la luce.
Forse essi conobbero la tecnologia in oriente, ma mi piace pensare che la scintilla creativa che li animava sia stata particolarmente ampliata dalla Conoscenza del Verbo.
Si può leggere che gli iniziati adottarono un linguaggio universale ed al tempo stesso sintetico. Essi scoprirono delle immagini, dei simboli che, ridotti all’essenziale, esprimevano le realtà più ricche, più complesse e più armoniose.
La geometria che consentiva la progettazione e la costruzione delle cattedrali fu definita: scienza sacra.
Nella geometria solida si considera la sfera il solido perfetto, quindi assimilabile alla Divinità, nella geometria piana il cerchio definendo la sfera rappresenta la perfezione.
Due cerchi, due figure perfette, intersecandosi vanno a generare, l’arco ogivale dell’architettura gotica, per conseguenza anch’esso tende alla perfezione.
Che cosa rappresenta, per l’iniziato, il cerchio con un punto centrale? Il simbolo dell’Universo ed il punto rappresenta l’Essere Supremo che lo anima. Tra il punto centrale e la periferia avvengono scambi che generano la vita in tutto lo spazio interno del cerchio.
La Cabala da una interpretazione numerica alla figura del cerchio con il punto nel centro: il n. 10, zero per il cerchio ed 1 per il punto, quale proiezione di una linea verticale su un piano orizzontale.
Ne consegue che si può individuare nel cerchio il principio femminile, la materia, e nel punto quello maschile, lo spirito.
La Bellezza e la pienezza della figura si ottiene quando si uniscono. Senza lo spirito la materia non viene organizzata. Lo zero non dovrà mai essere senza l’uno. La materia attrae e inghiotte tutto, per non subire questa sorte occorre rimanere uniti allo spirito che invece di accumulare, dona, irradia, proietta.
Buttando un sasso in uno stagno vediamo che si formano delle onde che si propagano tutt’attorno a forma di cerchi concentrici. In quelle onde, chi sa decifrare il grande libro della Natura, vede nel loro moltiplicarsi un processo grandioso: tutta la creazione del mondo espressa geometricamente.
Un solido altrettanto armonico alla sfera è il cubo. Immediatamente pensiamo alla “pietra cubica o pietra levigata” esotericamente frutto di un duro lavoro interiore individuale.
Simbolicamente identico al quadrato, cioè al quattro, il numero della materia, dei quattro elementi.
Nello spazio bidimensionale, dal cubo otteniamo la croce, ispiratrice per la costruzione delle cattedrali. Questo simbolo esiste da sempre, la religione cristiana lo ha associato alla morte di Gesù.
In natura l’acqua assume una posizione orizzontale ed il fuoco si innalza verticale. I due elementi lavorano assieme nell’universo anche se contrapposti, l’orizzontalità dell’acqua e la verticalità del fuoco simboleggiano la croce e i due principi negativo e positivo, femminile e maschile.
Anche in questo caso non possiamo disattendere il messaggio di Bellezza che ci viene trasmesso nel constatare che anche elementi opposti generano Armonia.
Per i costruttori medievali la cattedrale doveva rappresentare e raffigurare l’intero Universo. Pertanto questa non poteva essere costruita in un posto qualsiasi obbligando i canoni della bellezza materiale a confrontarsi con “lo spirito della terra” ed assieme proiettarsi verso il cielo.
In sintesi il modo di costruire era l’espressione dello spirito e la geometria Sacra la lingua architettonica universale, i cui elementi costitutivi sono le forme e le proporzioni.
La Geometria Sacra rappresenta i sei gironi della creazione con un bellissimo fiore, caratterizzato da sei mandorle grandi e sei piccole. Il fiore è ricavato dall’intersezione di sei figure geometriche perfette: il cerchio.
Aumentando a diciannove il numero dei cerchi intersecatesi, viene rappresentato il fiore della vita che possiamo trovare, già in epoca egizia, nelle decorazioni dei templi.
La Luce dell’Armonia Divina filtra attraverso l’opera dell’uomo che sta cercando, con i canoni della bellezza delle forme, di erigere templi alla Gloria del Divino.
Nel Medioevo “l’architettura come arte occupa un posto preminente ed è spesso presentata come esemplificazione visiva della perfetta e armonica proporzionalità dell’universo attribuendo alla razionalità matematico-geometrica il mezzo di elevazione al divino.
La Bellezza dell’universo deriva proprio dall’ordine armonico che gli è stato impresso originariamente e che riflette l’assoluta perfezione di Dio.”
Nelle cattedrali la luce raggiunge a fasci, attraverso i rosoni finemente lavorati e le vetrate vertiginose e colorate, le zone d’ombra della cattedrale, per dare, oltre alla sensazione della Bellezza e dell’Armania, la speranza e la certezze all’uomo che non deve arrendersi dinanzi alle prove negative che la vita può portare.
La Bellezza, l’Armonia delle forme e la sinuosità delle linee nella natura
C.mi Fratelli, il mio intento è stato quello di abbassare il concetto filosofico che contiene l’Albero della Vita ed in particolare la Sefirot Tiferet, alla portata del mio intelletto, convinto dell’inutilità di appiccicare degli schemi per me incomprensibili nella mia memoria.
Ho così cercato di interpretare il messaggio della sefirath Tiferet, cuore dell’Albero, attraverso mezzi a me congeniali quali il disegno, la fotografia, le composizioni, i colori, le luci.
Il mio cuore ed i miei sentimenti hanno creato, artigianalmente, quanto esposto. Conto di migliorarmi e sono appagato di far parte della R:.L:. P. Martinetti che tanto mi ha dato.
04.06.2008