Il linguaggio simbolico del 2 sorvegliante

IL LINGUAGGIO SIMBOLICO. IL SECONDO SORVEGLIANTE E I SUOI STRUMENTI

Maestro Venerabile, Fr. tutti nelle vostre cariche e dignità, vi ringrazio per la vostra benevolenza e ringrazio l’Altissimo per averci concesso di condividere il nostro cammino.
Vi sarà capitato sicuramente quando siete in un paese straniero di comprendere il significato dei cartelloni pubblicitari e dei segnali anche non conoscendo la lingua; infatti grazie ai simboli che presentano possiamo capire dei concetti universali.
I simboli hanno una forza propria, vivono in noi, ma anche fuori di noi e quindi non muoiono col morire dei nostri sentimenti, possono essere perduti per noi in quanto non li sappiamo più vivere, ma in sé vivono indipendentemente da noi, nella natura, nelle tradizioni, non muoiono. I Simboli sono archetipi, immagini primordiali universali ed immortali, (dal latino "archetypum", nell'antica grecia "l'archétypon" indicava il "modello originario delle forme di cui tutte le cose sensibili sono delle semplici copie",). 
Il simbolo ha una notevole capacità esplorativa, è come una bussola, è un formidabile strumento conoscitivo. Quando si comincia a prestare attenzione, si cominciano a riconoscere i simboli fuori di noi, si acquista una notevole capacità di esplorazione del mondo. Poiché il simbolo è un grande strumento conoscitivo, come tutte le discipline si sono dovute dotare di simboli per essere sé stesse, così l'essere umano, quando entra in rapporto simbiotico con i propri simboli acquisisce una nuova capacità di esplorazione sul mondo che lo circonda. Quando riusciamo ad acquisire la dimensione simbolica entriamo in una fase di raccolta di dati e di valori inconfondibili, che riescono a fornirci le nostre coordinate, i nostri punti di riferimento nel mondo.
Ogni cosa è soggetta a variazione. Le parole cambiano, possono essere spesso ingannevoli o inadeguate, il simbolo resta. Sin dai tempi remoti l'umanità si è sempre servita dei simboli per esprimere e rappresentare le proprie idee, per trasmettere la conoscenza. Perché? Probabilmente perché i simboli sono le supreme intuizioni dell'uomo nel cogliere le strutture attive all'interno dell'universo. Il simbolo è l’immagine di un contenuto interiore che trascende la coscienza.
La serie degli antenati che congegnarono un simbolo e lo resero vivo e attivo, lo poterono fare perché individuarono una struttura portante della materia vivente nell'universo, perché evidentemente esistono dei comportamenti statutari, fisiologici, fondamentali, una tavola degli elementi in cui tutto ciò che vive nell'universo si autoregola, si esprime, si conforma, si struttura. 
Allora, quando l'uomo ha la buona sorte, la fortuna, la giusta felicità per cogliere nella propria mente o con la propria mente queste strutture, esse diventano simbolo, perché esse in realtà non sono legate alla transitorietà della vita individuale o della vita generazionale, ma alla perennità della vita cosmica.
C.G. Jung diceva: "I simboli nascono con l'uomo: vengono trasmessi di generazione in generazione, sono cioè rinvenibili nella natura di ogni essere umano fin dalla nascita. Sono costitutivi della natura umana. Ciò che noi chiamiamo simbolo è un termine, un nome, o anche una rappresentazione che può essere familiare nella vita di tutti i giorni e che tuttavia possiede connotati specifici oltre al suo significato ovvio e convenzionale. Esso implica qualcosa di vago, di sconosciuto o di inaccessibile per noi". E "Poiché ci sono innumerevoli cose che oltrepassano l'orizzonte della comprensione umana, noi ricorriamo costantemente all'uso di termini simbolici per rappresentare concetti che ci è impossibile definire o comprendere completamente. Questa è una delle ragioni per cui tutte le religioni e le tradizioni esoteriche impiegano un linguaggio simbolico o delle immagini". (v. C.G. Jung "L'uomo e i suoi simboli")
L'uomo avrebbe infatti bisogno di simboli per afferrare ciò che altrimenti non sarebbe rappresentabile, in parte li ri-conosce nella natura ed in parte li produrrebbe lui stesso inconsciamente e spontaneamente. Il linguaggio simbolico è la manifestazione del Divino, il mezzo di comunicazione del trascendente. Attraverso il linguaggio simbolico, l’esperienza , l'interiorità, il soprasensibile , lo spirituale, il divino, diventa comunicabile.
La parola simbolo deriva dal greco Σύμβολον (symbolon), avente il significato approssimativo di mettere insieme due parti distinte. Il Vocabolario della Filosofia di A.Lalande ne spiega l’origine: “Simbolo, segno di riconoscimento formato dalle due metà di un oggetto spezzato che vengono riavvicinate: in seguito, segno qualsiasi, gettone, sigillo, insegna, parola d’ordine, ecc…”.
Il simbolo era un oggetto diviso in due, del quale due persone conservavano una parte. Ricongiungendo il segno spezzato, ciò che era stato separato si poteva unire di nuovo. 
Quindi il simbolo è dotato della facoltà di separare e riconciliare, è una sorta di solve et coagula alchemico collegato alla dimensione verticale, ai luoghi impalpabili dell’invisibile. Inconsapevole imitazione della sua funzione arcaica, è il ciondolo diviso a metà indossato dagli amanti: le due parti distinte sono complementari, e ognuna di esse è strumento capace di risvegliare la ricerca della completezza attraverso la tensione verso l’altra metà.
Permettendo l’accesso a quello stato superiore di coscienza in cui brillano le luci della reintegrazione, la decifrazione dei simboli vara la nostra “navigazione verso le insondabili profondità del respiro primordiale” (Paul Klee).
Ma penetrarli significa esperirli, offrirsi a una partecipazione attiva che comporta la percezione diretta della coscienza. Nel luogo privilegiato suggerito dal simbolo l’osservatore e l’osservato convergono. Questa unione non passa attraverso le categorie razionali, che per loro natura esaltano ogni forma di separazione: l’investigazione analitica condanna il simbolo a morte, lo fa precipitare sotto la gravità dell’analisi intellettuale privandolo della leggerezza su cui vola la sintesi dei contrari. Il collegamento tra l’immanenza umana e l’eternità trascendente non può passare sul ponte traballante (che all’uomo può sembrare il più solido) della mente razionale che, sarebbe travolta dalla comparsa di un qualunque soffio spirituale. Sebbene fornisca un supporto, non è la ragione a tenere in mano la chiave di Iside: se la sapienza simbolica esprime e allo stesso tempo nasconde, la parte mancante del sigillo spezzato può essere recuperata solo dall’intuizione. 
È stata proprio la qualità intrinseca del simbolo, capace di svelare e occultare allo stesso tempo, a farne lo strumento di trasmissione, nei secoli, dell’antica Tradizione i cui enigmi sono diventati sempre più inafferrabili proprio a causa del progressivo impoverimento della nostra intuizione, seppellita dal flusso ininterrotto della comunicazione mediatica (quindi mediata, filtrata) che ci separa dal mistero delle nostre origini. Così l’incontro con l’eternità offerto dal simbolo diventa sempre più sfuggente mentre l’uomo, fissato saldamente a una delle due parti spezzate, sbatte in tutte le direzioni del Tempo e dello Spazio senza incontrare mai la sua proiezione ultraterrena.
La Massoneria è erede della Tradizione esoterico-iniziatica (della Akademeia, della Scuola, di svariati Ordini, come il Templarismo ed il Rosacrocianesimo), e ha ereditato e fatto proprio il linguaggio simbolico, quale strumento operativo per la conoscenza.
Nel tempio massonico ri-vive il simbolo. Le colonne del portico, il pavimento a scacchi, la volta stellata, il cordone che, girando intorno al perimetro del tempio, unisce le due colonne, B e J, termina con due nappi, gli attrezzi di lavoro, i grembiuli, le colonnine sugli scranni, la spada, il testimone, il triangolo, il sole e la luna, il VLS, le tre luci, i gioielli … ma anche il silenzio, la postura, la deambulazione nel tempio, etc. sono essi stessi simboli!
Il linguaggio simbolico è lo strumento accrescitivo di orizzonte, di conoscenza del sé, di lettura (sia pure parziale) delle trame del disegno dell’Altissimo. Ri-scoprire il linguaggio simbolico è il primo passo per ri-svegliare la coscienza, per penetrare la dimensione verticale, per cambiare noi stessi, per creare un ponte tra la materialità e il trascendente (la spiritualità), per ri-imparare ad usare l’intuizione e s-coprirne il primato sulla razionalità, per ricongiungere il segno spezzato.
Carissimi e dilettissimi Fr.,
vi accompagnerò in questo viaggio e mi sforzerò di ri-svegliare la vostra coscienza questo è il mio compito. 
Allora cominciamo proprio dal mio ruolo e ai simboli che lo caratterizzano.
Il 2° sorvegliante non istruisce, bensì risveglia.
La funzione di risveglio e di istruzione è fondamentale, poiché è quella di chi è incaricato di trasmettere la Tradizione, quasi come un pedagogo che formerà effettivamente i nuovi elementi, i quali assicureranno la perpetuazione ed il ricambio della loggia nello spirito che la caratterizza.
La funzione simboleggia la bellezza che orna e armonizza tutti gli aspetti dell’edificio per mezzo dell’amore. 
Abbiamo detto che il 2° sorvegliante non istruisce, bensì risveglia. Nello svolgimento di questo compito adempie, nei confronti degli apprendisti, una funzione di accoglienza, di apertura e di educazione, di guida, per sensibilizzare la percezione, per accompagnare gli apprendisti nella via della conoscenza e del perfezionamento, in quella soglia che nella tradizione esoterica è definita come il passaggio dalla perpendicolare alla livella. 
Questo lavoro di ri-sveglio viene messo in opera soprattutto durante le riunioni di formazione: a poco o nulla serve una erudizione libresca, perché risulterebbe sterile, poiché limitata al solo ambito esteriore e non metabolizzata. L’apprendista invece dovrà gradualmente scoprire il simbolo in un mondo di simboli di cui ignora tutto, per trovare i suoi punti di riferimento e imparare a leggere e parlare il linguaggio simbolico.
Il 2° sorvegliante reca sul petto la perpendicolare.
Prima di parlare dello strumento specifico vorrei fare con voi alcune riflessioni.
Nel XVI secolo si parlava di UTIL (utensile) per associazione con l’aggettivo utile.
L’utensile rappresenta il prolungamento della mano, collegamento tra la mente e la materia di cui la mano è l’agente di esecuzione.
L’utensile permette alla mano di migliorare e regolare il gesto, per realizzare ciò che essa da sola non saprebbe fare senza subire danni: strutturare e padroneggiare la materia. Più avanti si vedrà come si effettua la conversione o l’applicazione degli impieghi dello strumento al piano simbolico, per effettuare il lavoro su se stessi.
Nel mondo attuale, un utensile si apprezza unicamente per il suo uso pratico e per la sua utilità. In Massoneria, la maggior parte delle libere interpretazioni degli utensili si limitano spesso ad un punto di vista morale e a considerazioni psicologiche.
In realtà, noi dobbiamo considerarli simbolicamente nella prospettiva della costruzione universale, nella loro qualità di forze del cosmo legate all’idea di una azione effettiva. Ogni strumento mette in azione una energia, libera una forza controllata che obbedisce alle leggi della natura, la principale delle quali è costituita dalla legge di azione e reazione concordanti, di forze opposte e complementari, motore di ogni dualità.
Queste forze assicurano la circolazione delle energie nel cosmo, illustrate in particolare dall’associazione di determinati strumenti.
Le associazioni principali in Massoneria sono:
• la perpendicolare e la livella
• la squadra ed il compasso
• il maglietto e lo scalpello
• il regolo e la leva
Ogni strumento mette a disposizione del massone una forza naturale applicabile a un utilizzo pratico. Ciascuno di essi è importante e dobbiamo chiederci: a cosa serve? Quale forza mette in azione?
E’ necessario studiare ognuno di questi strumenti per comprenderne meglio l’impiego. Dopo tale studio, si deve integrare il proprio carattere costruttivo con l’uso più appropriato dello strumento e con l’obiettivo finale, così da operare al meglio su tutta l’estensione del piano orizzontale.
La perpendicolare
La perpendicolare è composta da un archetto nel mezzo del quale è sospeso un filo a piombo, come un asse che discendesse dalla volta celeste. La corda rappresenta il legame tra cielo e terra e unisce simbolicamente l’alto ed il basso, lo zenit ed il nadir.
La perpendicolare segna la verticale per indicare che il livello spirituale della loggia deve essere elevato senza sosta e mantenuto con l’assistenza di colui che adempie questa funzione.
E ciò perché il lavoro richiesto è quello di una scoperta personale progressiva, attiva e difficile, della verità che è in se stessi, per mezzo di un lavoro regolare e perseverante e di una lenta assimilazione degli elementi della tradizione massonica, della loro comprensione e approfondimento per mezzo di un metodico lavoro personale.
Il concetto di perpendicolare non può non essere legato al concetto di filo a piombo.
Il filo a piombo è costituito da una cordicella (o un filo) tenuta in mano e tesa verso il basso per mezzo di un piombo di forma a tronco di cono o a trottola, la cui parte più bassa è composta da ferro e da un quadrato di metallo. Questa massa di metallo ha come scopo quello di mettere in evidenza la direzione della gravità. Vale a dire della verticale, e pertanto serve a mettere in sesto le opere di carpenteria e di massoneria.
Il filo a piombo evoca l’asse che lega la terra al cielo tracciando la direzione da seguire: per questo è il simbolo della ricerca in profondità, della verità, dell’equilibrio e della retta via. 
Benchè non sia direttamente affidato all’apprendista per sgrossare la pietra, il filo a piombo rappresenta non di meno uno strumento essenziale al suo lavoro.
Il filo a piombo simboleggia il lavoro in officina mediante la forza potenziale presente alla sua estremità così come è, orientata verso la terra.
Posta appunto all’altezza del 2° Sorvegliante, la perpendicolare indica il corso del lavoro da seguire, l’introspezione e la discesa in se stessi necessari alla rettificazione; è l’inizio della messa in pratica della formula ermetica (presente nel gabinetto di riflessione) VITRIOL (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam), che significa “Visita l’interno della terra (materia), e rettificando troverai la pietra nascosta (dei saggi che è in ciascuno di noi, il gioiello di un cuore puro alla ricerca della Verità e dell’Unità principale) che è la vera medicina”.
La perpendicolare simboleggia la volontà dell’apprendista di giungere ad un altro piano seguendo le regole. Questa definizione, geometrica, ci mostra innanzitutto che essa non può andare ne a destra e neanche a sinistra, ma deve pervenire all’equilibrio, al piano fisso.
La discesa in se stessi al fine di effettuare un viaggio interiore conferisce alla perpendicolare un ruolo attivo.
La perpendicolare agisce costantemente sull’andamento dei lavori, perché fornisce costantemente una direzione e un asse all’opera, prefigurando così il gesto del costruttore che innalza il muro del tempi.
In breve: la perpendicolare ci invita a discendere con rettitudine in noi stessi, a rendere la nostra mente come un recipiente vuoto e nel quale le nuove esperienze e la Conoscenza verranno acquisite con l’eliminazione del superfluo rappresentato dal sapere profano.
Questo strumento ci invita a cercare in profondità, ma anche a trovare un equilibrio e una stabilità nel mantenimento di tutte le attitudini del nostro essere.
Seguendo l’asse della nostra perpendicolare, cerchiamo in noi stessi: riusciremo ad essere migliori, più retti e capiremo ciò che è essenziale da ciò che invece inficia le nostre menti e ci fa allontanare dal nostro obiettivo finale: La luce.
M:. L:.
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