Maestro Venerabile, Fr. tutti nelle vostre cariche e dignità, vi ringrazio per avermi concesso la parola e la vostra attenzione.
IL LINGUAGGIO DEI COLORI
I colori che vediamo in natura sono il risultato di un fenomeno fisico: la scomposizione della luce che si manifesta all'occhio umano. Un fascio di luce che colpisce una superficie trasparente e sfaccettata come ad esempio un prisma, si scompone in sette colori: rosso magenta, arancio, giallo, verde, blu, indaco e violetto (spettro dei colori visibili), rendendosi visibile nella forma dell’arcobaleno.
Ma l’arcobaleno non è solo un fenomeno fisico. Fin dall'antichità l'arcobaleno è sempre stato considerato un fenomeno atmosferico affascinante e legato al Grande Architetto dell’Universo. Per la filosofia buddista, l'arcobaleno è la scala con la quale Buddha ridiscende dal cielo; nella mitologia greca, l'arcobaleno è rappresentato da Iride vestita di iridescenti gocce di rugiada. Anche in Cina l'arcobaleno assume un significato: l'insieme dei suoi colori rappresenta l'unione dello yin e dello yang, l'armonia dell'universo e della sua fecondità. Secondo San Martino i sette colori sono i simboli delle virtù intellettuali; mentre, per i cristiani, simboleggia l'alleanza tra Dio e gli uomini dopo il diluvio universale (Genesi 6:1 - 9:17).
La memoria impressiona più agevolmente la scansione delle immagini che non le parole. Una rappresentazione pittorica di una idea, specialmente con colori ben definiti, produce un effetto molto importante e duraturo nella mente più di molti discorsi sulla stessa idea.
Gli effetti dei colori sulla mente derivano dalla loro associazione con il mondo naturale (Blue-cielo, rosso- sangue oro- sole e cosi' via). Hanno un impatto immediato sulle nostre emozioni, posseggono il potere di stimolarci, di tranquillizzarci di farci felici o deprimerci.
I colori hanno un impatto tremendo, ed è per questo che hanno anche una valenza simbolica specifica anche nella liturgia e nella scrittura. I colori hanno un posto importante sin dai tempi antichi e che il loro significato e' sempre stato lo stesso per ogni popolo. Per questo motivo l’uso è transitato nella scrittura dove assumono significati che riflettono la loro associazione primaria con gli elementi della natura.
La LUCE, prima di manifestarsi attraverso la scomposizione in arcobaleno, è incolore, ma accecante perchè è la summa di tutti i colori, è il Grande Architetto dell’Universo. Singolarmente però ogni colore assume significati specifici che traducono il manifestarsi dell’Essere.
IL NERO
La preparazione di tale tinta si conosce sin dal Mesolitico, sia essa da sostanze naturali o minerali varie.
Al Nero tutti i popoli hanno associato l’idea dell’oscurità, e ciò si deduce anche etimologicamente: dal latino, 'ater' come nero in senso fisico, assenza di luce e colore; 'niger' come nero brillante.
Il Nero diviene il colore del mistero e dell'ignoto, dell'assenza e della presenza di ogni cosa, e quindi simbolo del principio, della genesi di ogni cosa: il 'Caos', senza luce, solo vuoto e tenebre con racchiuse un sé le potenzialità del bene e del male
In tutte le civiltà il nero è sinonimo di morte, e quindi di dolore: così come per 'venire alla luce' si intende l'abbandono dello stato oscuro, così 'spegnersi alla luce' significa la morte. Se si analizzano le visioni di diverse civiltà ci si rende conto che durante il percorso della vita, la morte è il passaggio obbligato per la resurrezione nella vita eterna. Esempi ce ne sono in abbondanza: Osiride (dio egiziano), simbolo di potenzialità di rigenerazione, Ulisse, Giona (per gli Ebrei) hanno dovuto operare una regressione nel nero per poter tornare carichi di virtù sovrumane.
E’ il simbolo di Lucifero che è in contrasto con la luce che e' bianco vivido: l'oscurita', che e' l'assenza di luce, avviene perche' questo colore assorbe tutti i colori e provoca il seppellimento della luce e questo e' proprio cio' che desidera Satana"oscurare la luce, dove egli abita e' "nelle tenebre di fuori.
Il contrasto fra oscurita' e luce e' cosi' forte che e' usato spesso nelle scritture, nel tempio e nella letteratura secolare. E' forse la miglior rappresentazione della continua lotta fra il regno di Dio e quello del Diavolo. Nel Vangelo di Giovanni questo contrasto e' ancor piu' evidente essendo Gesu' Cristo la luce del mondo che disperde l'oscurità.
Il nero e' spesso associato con la minacciosa presenza di Dio nei tempi cupi del divino giudizio contro il peccato e la malvagita'. Questo e' il motivo per cui Dio, il grande giudice e' occasionalmente descritto come abitante nelle tenebre piuttosto che nella luce Esodo 20:21 Salmi 97:2 104:2.
Attraverso il Vecchio Testamento, immagini della venuta di Dio in giudizio sono dipinti con tonalita' fosche. Nell'ira di Dio il cielo si divide e viene giu' in fosche nubi. Dio e' coperto di oscurita' quando lancia i suoi strali Salmi 18:9,11. Il giorno del Signore, o giorno del giudizio per il peccato e' descritto dai profeti " come un giorno di oscurita' e dolore, un giorno di nuvole e di oscurita'" Sofonia 1:15 Gioele 2:2. I vangeli riportano che quando Gesu' mori sulla croce, portando il giudizio di Dio sul peccato, l'oscurita' cadde su tutto il paese, cosi' si puo' dire che in almeno un quarto del suo uso simbolico accompagna il giudizio di Dio".
In alcune occasioni, profeti biblici hanno usato il colore nero quando Dio manda castighi, come piaghe, carestia o morte come punizione per i peccati Lamentazioni 4:8 Geremia 8:21 Rivelazione 6:5. I cavalli neri menzionati sia nel libro di Zaccaria 6:2,6 che nel libro di Rivelazione 6:5-6 sono come un preavvertimento di malvagita associata ad una punizione che sarebbe avvenuta tra breve.
Il libro di Giobbe 30:30 ed il libro delle lamentazioni 4:8 5:10 parlano di pelle divenuta nera come segno di giudizio.
Nella leggenda della pietra nera, il nero è il peccato .
IL BIANCO
Nell'antichità i materiali bianchi impiegati erano svariati e diffusi, e si attribuiva il significato generico di candore, bianco, luce. E’ anche e sicuramente il colore scritturale più trovato nelle scritture ed è quello che ha i connotati piu' forti di chiunque altro.
Il primo atto della creazione consiste nella separazione dal buio del caos, si dà in tal modo il via al binomio luce-buio/giorno-notte.
Teologicamente il bianco e' stato associato al concetto di purezza, rettitudine, santita', innocenza, vittoria, luce e rivelazione.
Il bianco e' divenuto simbolo del positivo e l'antitesi del nero o pessimismo.
Il bianco e' anche il colore della iniziazione, del novizio, neofita o candidato e dei riti, includendo il battesimo, confermazione e matrimonio.
Nel giorno dell'espiazione il sommo sacerdote sarebbe stato rivestito tutto di bianco per enfatizzare che stava agendo "per divina investitura od autorita'" come simbolo del Cristo, che e' puro e vitorioso sia sul peccato che sulla morte (vedi Levitico 16 Esodo 28:6).
L'antistante del tabernacolo era circondato da una parete di lino bianco (esodo 27:9) simbolico di cio' che avveniva fra quelle pareti e suggerente di come avrebbero dovuto essere coloro che vi accedevano. Questa barriera bianca implicava fortemente la necessaria separazione che deve esistere fra le cose di Dio (includenti il suo popolo dell'alleanza) e le brutte cose del mondo.
I membri fedeli della chiesa di Gesu' Cristo sono dipinti come vestiti di vestiti bianchi (Rivelazione 3:4 19:8) come dovrebbero coloro che hanno vinto il mondo (Rivelazione 3:4-5 6:11 7:14.
Gli angeli sono descritti sempre come essere rivestiti di bianco (Matteo 28:3 Marco 16:5 Giovanni 20:12 Atti 1:10 1 Nefi 8:5 14:19. E' attraverso l'espiazione del sangue di Cristo che e' detto che i loro vestiti sono divenuti banchi e puri (Alma 13:11. Bianco e' il coloro dei vestiti celesti e simbolizza la purezza che distrugge le tenebre. Solo coloro che vincono il mondo attraverso Cristo sono permessi di prendere il frutto dell'albero della vita (Rivelazione 2:7) Questo frutto e' descritto bianco e "desiderabile per essere felici" .
Invero in tutte le antiche civiltà il significato del bianco è universale. Romani, Greci, Fenici, Etruschi ed Egizi vestivano di bianco il defunto perché è il colore della stessa luce degli dèi: anche nelle antiche civiltà la morte rappresentava il ricongiungimento agli Spiriti luminosi, alla luce divina del Principio.
IL VERDE
Il significato etimologico dei termini utilizzati dalle varie civiltà per indicare tale tinta, fa emergere la molteplicità di significati degli stessi; infatti essi potevano indicare tinta, frescura, rigoglio, campi, oppure tutti gli oggetti di quel colore, piante, stoffe, pietre,...denotando un ventaglio ampio e impreciso dell'espressione.
Le sostanze coloranti utilizzate nella pittura potevano essere sia naturali che artificiali, tra le prime abbiamo la malachite, o crisocolla, e nelle seconde la crisocolla artificiale ed i verdi di mescela (blu + gialli).
Se mettiamo in ordine i colori secondo la creazione cosmologica, ovvero a livello simbolico della Genesi, abbiamo come primo colore il Nero delle acque primordiali, del caos e dello stato confuso della materia; poi il Blu-azzurro degli abissi e delle acque superiori ed inferiori dei cieli, della sostanza spirituale; infine il Verde, colore del mare, liquido creatore, attraverso la luce, di tutte le forme di vita vegetale. E' simbolo di punto di incontro, di equilibrio tra la luce (bianco,giallo) e l'oscurità (blu).
L'albero verdeggiante infatti è simbolo di vita e fertilità, posto dall'immaginario e cultura delle civiltà antiche al centro di un giardino (Eden..), simbolo della conoscenza del bene e del male (albero biblico), produttore di frutti dell'immortalità (albero mesopotamico), esempio supremo della solidarietà tra l'uomo e la natura (Creta), a manifestazione del consolidato e riverito 'culto dell'albero'. Esso infatti rimane emblema di prosperità, continuità, promessa di risurrezione, e le divinità che incarnano queste virtù sono in parte o totalmente di color verde (Osiride per gli Egizi, Cerere per i Romani).
La rigenerazione perpetua ed infinita della vegetazione durante tutto l'anno, attraverso il passare delle stagioni, è di per sé una promessa di risurrezione; spesso essa viene integrata e concretizzata nel mito sulla vegetazione dove le piante sempreverdi sono simbolo di vita eterna (lauro, cipresso); esempi di miti: Osiride (Egizi) e Dionisio (Greci).
IL GIALLO
Le sostanze coloranti rimediate nell'antichità erano: ocre minerali con ossidi idrati di ferro ('stile attico' della colorazione dorata), i fiori di cotone, le bucce delle cipolle, lo zafferano, il cartamo, la curcuma, le bucce di melograno (soprattutto in Egitto), la tapsia (utilizzata in Grecia per la tintura dei capelli).
Il colore giallo rappresenta da sempre la luce, per gli antichi il suo significato si traduce in distinzione e raccoglimento di tale luce nel sole, nella luna e nelle stelle; soprattutto il sole era la concentrazione materiale della luce divina.
Il colore più utilizzato per tali proprietà era l'oro, in mancanza di questo si ricorreva al giallo, che ovviamente però non dava lo stesso effetto.
Nelle mitologie varie il sole era costituito da tre momenti e quindi tre divinità differenti: il sole nascente, quello splendente e quello calante; il corrispettivo in alchimia dava un sole nero (simbolo della materia caotica), uno oro ("l'oro dei saggi", la parte fissa della materia purificata), ed uno rosso ("l'oro filosofico", ovvero la pietra filosofale perfetta); questi tre rappresentavano i passaggi per il raggiungimento della pietra filosofale.
L'oro coincide con il simbolo di sacro, sostanza stessa degli dèi, delle virtù soprannaturali (specialmente in Zeus per i Greci); è il materiale per eccellenza dedicato all'ambito sacro per via della sua "incorruttibilità", ovvero immutabilità in colore, lucentezza e resistenza, ed è per questo che la maggior parte delle statue erano in bronzo, legno o pietra e venivano poi rivestite interamente o parzialmente in lamine d'oro. La chioma dorata era altresì simbolo di divinità, infatti molti imperatori romani usavano tingere o cospargere i propri capelli d'oro. In Mesopotamia gli edifici sacri venivano decorati con oro e pietre preziose, mentre gli Ebrei, che non potevano raffigurare in alcun modo le divinità, utilizzavano l'oro nei particolari costruttivi. In Egitto esisteva addirittura la "dimora dell'oro", una stanza annessa al tempio dove veniva praticata la fusione e la doratura delle statue che così rappresentavano il colore delle carni degli dèi, oltre ad essere policrome.
L'oro per quanto riguarda l'ambito politico rappresenta il potere e la ricchezza, ed annessa a questi la filiazione divina: il re è uguale ad un dio. Tale visione era dedicata all'inizio solo ai regnanti, imperatori, poi venne estesa ai nobili, poi ai guerrieri e agli uomini valorosi; così avvenne anche per i ritratti.
Grazie al potere della durata infinita dell'oro, esso veniva utilizzato in svariati modi per cercare di rendere il defunto più puro ed integro possibile, in modo che si potesse ricongiungere alle divinità una volta passato nell'aldilà, potendo rivivere in eterno; per cui troviamo a Micene le maschere d'oro che proteggevano il volto dei defunti, in Egitto i sarcofagi in oro, la doratura del corpo.
IL BLU-AZZURRO
Anticamente il blu è stato il colore piu' spesso associato con le cose spirituali o quelle celesti. Quando qualcuno o qualcosa era rivestito di blue era implicito che la persona o la cosa aveva una natura divina o celestiale o che era stata chiamata divinamente. Di conseguenza il vestito con cui era rivestito il sommo sacerdote sopra il suo garment era richiesto che fosse interamente blue. Questo enfatizzava il fatto che la sua autorita' era di origine divina e che la sua vita era improntata su Dio e Cristo. Similarmente uno dei colori dominanti del tabernacolo Mosaico era il blue vedi Esodo 26:1, 31 ,36, probabilmente perche' il tempio serviva sia come tabernacolo terrestre per esseri celesti ed anche per essere un archetipo o prototipo della citta' celeste. Anche il trono di Dio era descritto di essere blue Ezechiele 1:26 era implicito che esisteva in cielo e che Colui che vi si siedeva era di natura divina. Un commentatore ha detto che forse lo scopo del blue sul tabernacolo era per ricordare ad Israele che sebbene loro passeggiassero sulla terra la loro destinazione era il cielo.
In Messico, Egitto e nella Caldea, il blue era vestito durante i periodi post mortem dei loro cari, significando come se fosse un segno della felicita dell'anima che liberata dal fardello terreno si stesse beando nelle regioni celesti. Le mummie egizie sono state trovate frequentemente involte con bende blue. Allo scopo di significare la loro esaltazione ed il loro carattere divino gli Dei erano di solito dipinti in blue. Il termine "sangue blue" puo' bene essere stato originato da cio' e fino al tempo della conquista del Messico da parte degli spagnoli, i nativi del posto si offrivano come sacrifici propiziatori ai loro dei con i loro corpi dipinti di blue.
Il blu è il colore del cielo. Per questo motivo per le civiltà antiche era il colore del luogo nel quale risiedevano le divinità; rappresentava quindi la pace, la ragione sovrumana, qualità che erano separate da quelle della terra, ed era sinonimo di elevatezza d'animo e di sentimenti.
Per i popoli medio-orientali (Egizi, Babilonesi, Ebrei) il colore delle divinità era l'azzurro (per quelli indo-europei era il porpora (Romani,..)), colore della fertilità e della fecondità (legato all'immagine dell'acqua), era sempre abbinato allo splendore dell'oro, in particolar modo nella decorazione degli edifici (Babilonia, ad esempio, era interamente ricoperta di piastrelle azzurre, case, mura… e la Torre di Babele).
IL ROSSO
Con il rosso possiamo concludere il nostro breve viaggio nei colori che, forse, ci ha consentito di decriptare un linguaggio universale dimenticato per la sovrapposizione della scienza alla sapienza.
Anche per quest'ultimo colore vasti e molteplici sono i vocaboli che in antichità lo denotavano, a seconda di gamme e gradazioni: porpora, scarlatto, kèrmes, blatta, giacinto, ametista… la maggior parte dei quali avevano una origine comune, derivavano dalla parola 'sangue'.
Per quanto riguarda i materiali di reperimento di tale tinta, l'ematite rossa era un rosso minerale di facile reperimento, le ocre ferrose (utilizzati entrambi per colorare gli scheletri in usi rituali, uniti a grassi animali per le pitture rupestri); le sostanze vegetali, per la tintura di tessuti, erano svariate: bietolone, spinacione, succo di mirtillo, caglio di palude, robbia.
Nel XVII secolo a.C. i Cretesi scoprirono l'estrazione della porpora dalle "murex" e la tramandarono ai Fenici; in Egitto era utilizzato l'henné per la tintura dei capelli, del corpo e dei tessuti fino all'avvento della porpora; gli Ebrei utilizzavano il kèrmes (dagli insetti delle bacche di quercia) e con la porpora vestivano i re; i Greci avevano kèrmes e robbia, poi subentrò la porpora negli abiti degli dèi, degli eroi perché migliori di tutti; i Romani vestivano i re di tale colore per poi estendere tale permesso e lusso anche ai magistrati ed agli alti funzionari.
Ma la porpora era molto costosa, così si tendeva a contraffare l'originale preparazione con l'allungamento o con l'utilizzo di kèrmes; oppure veniva utilizzato il 'minium' che però scuriva alla luce, questo era solo per statue, architetture e scritture; oppure ancora il 'cinnabis', o 'sangue di drago', derivato da palme. La funzione del rosso aveva vari significati: sul corpo era un forte richiamo sessuale, nella tintura delle stoffe era per conferire prestigio, in scrittura per evidenziare il significato fausto di parole o numeri.
Il colore 'rosso' venne associato alle parole 'vino' e 'sangue', con significati di virtù magiche di potenziamento e glorificazione della vita, quindi salute, giovinezza, splendore, risurrezione, energia vitale. Secondo le civiltà antiche gli uomini e gli dèi sono stati creati e scaturiti dallo spargimento del sangue delle divinità, e per tal motivo il sangue occupa un ruolo determinante nei sacrifici di purificazione: attraverso l'unzione con il sangue si ottengono rigenerazione e ringiovanimento; utile era anche l'offerta della propria forza vitale attraverso flagellazioni, tagli, evirazioni, eccitazione... questo soprattutto in occasioni quali la morte di un dio, che si piangeva una volta l'anno, e significava la rigenerazione della natura (ad es. la morte di Dionisio, emblema del vino).
Le proprietà delle sostanze rosse erano essenzialmente di protezione, difesa e purificazione; ad esempio si utilizzavano amuleti per essere al sicuro dalle forze malefiche, bende di lana rossa avvolte attorno alla cosa/persona da proteggere, unzione di templi e case col sangue per placare e tenere lontani i dèmoni. Il sangue delle vittime nutriva la divinità, i morti, i dèmoni e li tranquillizzava tenendoli lontani dagli esseri viventi; per questo erano frequenti sacrifici di primogeniti, poi di animali (soprattutto il toro), e poi l'offerta di vino.
La purificazione avveniva inoltre attraverso l'immersione del corpo o parte di esso nel sangue dell'animale sgozzato, che anche per tale uso era quasi sempre un toro; tale sangue poi veniva fatto colare a terra e fatto penetrare nel terreno per dare nutrimento ai morti.
Sin dalla preistoria nell'uso funerario si usava cospargere di cera rossa i cadaveri, secondo la credenza che il rosso avesse poteri purificatori, vivificatori, princìpi vitali... si utilizzavano sudari rossi e venivano posti fiori rossi sulle tombe (l'anemone scarlatto, il melograno, papaveri,...).
Il rosso porpora è assolutamente simbolo di potenza, alta dignità, ricchezza, sovranità, sontuosità, merito del suo alto costo dello splendore e della difficoltà di produzione; secondo Goethe il rosso nel suo stato scuro e concentrato conferisce impressione di gravità e dignità, mentre nel suo stato chiaro e rarefatto di clemenza e grazia. Inizialmente l'utilizzo del rosso era esclusivo dell'ambito religioso, ma col tempo si ampliò a quello civile e profano: lo troviamo negli arredi sacri (tende, porte, stipiti), nelle vesti e nei mantelli per le statue divine, negli indumenti e nei troni dei sovrani, dei sacerdoti (per la concezione teocratica dell'origine divina dei re).
In Egitto il rosso divinatorio e regale coesisteva con quello nefasto e pericoloso del male. Nella nozione positiva esso era connesso a gioventù, salute, vigore, bellezza e forza (es. il 'flammeum' era un velo rosso-arancione indossato dalle spose romane il giorno delle nozze); ma nell'età Tardo-Imperiale romana la porpora perde il suo significato sacro, divenendo puro segno di superficialità a causa dello sfarzo e della ricchezza esagerati (così come era già accaduto in età Ellenistica in Grecia); esso riacquisterà valore solo con l'avvento del Cristianesimo.
Era inevitabile anche abbinare il rosso all'idea di guerra, battaglia, azione eroica, all'ardere degli animi in lotta, al sangue versato sul campo e alle divise militari; così era per i popoli che di battaglie vivevano, e vivevano del nascondere, provocare, eccitare e spaventare. Anche nelle marce e nelle parate il rosso primeggiava, nella celebrazione del trionfatore e nella protezione di se stesso dagli spiriti delle sue vittime (indossava una corona oro, indumenti e viso tinti di rosso,...).
Questo colore possiede connotazioni positive ma anche negative, che risiedono nell'istinto incontrollato di potenza, nell'egoismo, odio, crudeltà, rabbia, omicidio, stragi, distruzioni. Soprattutto in Egitto tale tonalità è sinonimo di collera divina, di pericolo, è collegato con l'idea della profondità (del sottosuolo) e con quella del fuoco, del magma infuocato, degli Inferi, dove le divinità maligne hanno sempre a che fare con il ferro, materiale ritenuto impuro e negativo quanto lo zolfo (tra giallo e rosso). Per cui i dèmoni devono risiedere in tale luogo nefasto, ardere nel fuoco, essere rossi ed assetati di sangue, feroci. In certi miti e credenze erano figure assetate di sangue quelle dee legate al vino, all'ubriachezza, all'eccitazione orgiastica che le rendeva cieche e furiose, facendo trasparire da un lato il contatto con la natura e l'amore per essa, ma allo stesso tempo ammonendo contro i pericoli del vino.
Fuoco e fiamme furono strumenti di vendetta e distruzione, favorendo l'analogia Rosso-Sangue-Omicidio (ad esempio nell'Apocalisse Satana è rappresentato come un drago rosso; in Egitto i dèmoni sono rossi: Seth, assassino del proprio fratello, è completamente rosso).
Possiamo notare quindi come di fondo vi siano significati e suggestioni di base comuni alle varie civiltà, ma con varianti più o meno evidenti: la più eclatante trova le divinità manifeste col porpora presso i popoli indo-europei (Romani, Greci,...), mentre con l'azzurro in quelli medio-orientali (Egizi, babilonesi, Ebrei…).
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