La golaIl vizio è negazione della virtù. Per combattere seriamente ed efficacemente vizio, bisogna conoscerlo, individuarlo chia¬ramente in noi.
Considerare la gola come un vizio è difficile: a prima vista non è un vizio, perché nutrirsi è una delle prime esperienze della vita, accompagnata dalla sensazione di piacere e di benessere. Nessuno pecca nel fare ciò che è inevitabile. Provare soddisfazione nei cibi, anzi ricercarne il piacevole diletto, fa parte dell’uso del senso del gusto, che ci invita a nutrirci, come è giusto fare, e suscita gioia e allegria soprattutto in famiglia e nelle feste. Ciò è cosa buona. Gesù stesso, parlando del suo Regno, ce lo presenta come un gran banchetto, pieno di ogni bene, nel quale lui stesso passerà a servirci.
In realtà il vizio consiste nel piacere sregolato. Siamo golosi quando assumiamo cibo in eccesso (bulimia) ma anche quando soffochiamo questo desiderio (anoressia). Con tale vizio non si trasgredisce solo nella quantità ma anche nel troppo tempo dedicato ai pasti o nel modo in cui ci si comporta a tavola (il goloso infatti si serve per primo).Possiamo definirlo: appagamento del desiderio disordinato del mangiare e del bere. Il disordine sta nel piacere ricercato “per se stesso”, come fine e non come mezzo, secondo il detto: “Vivere per mangiare e non mangiare per vivere”. Certo, non è sempre facile determinare dove finisce il bi¬sogno e dove incomincia il superfluo e, quindi, stabilire una norma precisa per tutti.
In una società e cultura spi¬ritualmente grossolana e superficiale come la nostra, può essere ignorato, passare inosservato, apparire insignificante, ma il vizio della gola,forse proprio per questo,è più insidioso, deleterio e pericoloso di altri.
La gola è il vizio più anticonasce con l’uomo, è un peccato che si collega al cibo, fonte di nutrimento e di distruzione, sia nell’ingordigia che nell’astinenza.Per certi versi, è il padre di tutti i peccati: Adamo ed Eva non resistono al desiderio di mordere la mela e in questo modo si precludono l’Eden, Esaù vende la primogenitura per un piatto di lenticchie, ed ancora è la prima tentazione con cui il Demonio affronta Gesù, dopo il suo digiuno di quaranta giorni nel deserto. Nel mito di Erisittone, questi per aver tagliato il bosco sacro consacrato a Demetra, viene condannato a una fame incessante e devastatrice che niente può soddisfare e divora tutte le risorse che ha nella sua casa e alla fine, impazzito, divora se stesso. La pericolosità che sottende l’abbondare di cibo si ritrova anche nel suo opposto, il deprivarsene. Morire per fame è nell’antichità il male peggiore che possa accadere, eppure nella mitologia (ma anche nella letteratura) sono molti i casi di scelte di rifiuto volontario del cibo(Narciso si innamorerà della propria immagine riflessa e l’impossibilità del suo amore lo porterà ad astenersi totalmente dal cibo e trasformarsi in un fiore. In questo mito si riscontra il comportamento alimentare dell’anoressica).
La società occidentale contemporanea non educa alla sobrietà, anzi, pubblicità, ricette, supermercati, ostentano cibo e propongono l’abbuffata. Il nostro è un mondo di golosi. In realtà da questo vizio derivano anche mali come l’obesità, la bulimia, l’anoressia, l’alcolismo, la droga, ma anche tante altre gravi patologie determinate da abusi o privazioni: non per niente si dice che: ”Ne ammazza più la gola che la spada”.
La gola, secondo una tradizione che risale al vangelo, aprirebbe la lista dei pensieri che generano i vizi.Questa primogenitura non sta ad indicare che questo vizio sia il più grave, ma avverte che con esso si inaugura la strada dei vizi e delle tentazioni. Il suo primato, comunque, sottolinea una sua particolare importanza ed un qualche legame con tutti gli altri. E così come inaugura tale strada, il suo superamento potrebbe prevenirla. Non sarà un caso se Gesù stesso dirà ai suoi che alcuni demoni si vincono con preghiera e digiuno. Non è un caso se il tempo di Quaresima ci propone proprio il digiuno per crescere e rafforzarci nella dimensione spirituale.
In ogni modo si tratta di un vizio difficoltoso da vincere. In Vite parallele Plutarco (I-II sec. d.C.) riferisce un detto di Catone il Censore: “È cosa difficile discutere con il ventre perché non ha orecchie”.
Il vizio della gola si contrasta con la temperanza, ma non basta. Occorre imporsi una auto disciplina, una educazione alla volontà, alla sottomissione dell’istinto e della materia alla ragione e soprattutto allo spirito.
Con molta forza e perseveranza da un lato, e temperanza dall’altra, possiamo combattere il vizio della gola, con possibilità di successo.
M:. L:.