Equinozio di autunno

TAVOLA DI RIFLESSIONE. L’EQUINOZIO DI AUTUNNO
Maestro Venerabile, Fr. tutti nelle vostre cariche e dignità, vi ringrazio per il vostro sostegno, per la vostra benevolenza e ringrazio l’Altissimo per averci concesso di condividere il nostro cammino.
La tavola che mi avete chiesto di stendere è impegnativa: ne ho tratteggiato le linee e proverò a fissarle.
SOLE ALL'EQUINOZIO 
Finisce l’estate e inizia l’autunno: il Sole viene a trovarsi nuovamente sul piano dell’equatore terrestre e il circolo d’illuminazione passa per i poli. 
In questo giorno il Sole sorge quasi esattamente ad est e tramonta quasi esattamente ad ovest;la durata del giorno e quella della notte sono uguali: la parola “equinozio” deriva dal latino e significa “notte uguale” (al giorno) che dura esattamente 12 ore in tutto la terra . 
Per la precisione il Sole passa allo zenit all’equatore, sorge al polo sud, dove giunge alla sua massima altitudine per quel giorno al Tropico del Cancro., e tramonta al polo nord, dove giunge alla sua altitudine massima al Tropico del Capricorno.: per quel giorno la giornata. Inizia l'autunno nell'emisfero boreale e la primavera in quello australe. Al polo Nord inizia la notte polare, mentre al polo Sud il giorno polare. 
Nell'emisfero settentrionale l'equinozio d'autunno cade generalmente o il 22 o il 23 settembre, ovvero quando il sole incrocia il piano dell'equatore terreste (perpendicolarmente), nel punto detto appunto degli equinozi. Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno veniva chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua). Luce dell’Acqua, perché nell'equinozio d'Autunno, nella parte calante dell’anno, il sole sembrava trovare la sua dimora nell’oceano, e l’acqua rappresentava l’oceano cosmico dal quale discende la vita e la rigenerazione.
Con l'equinozio si concludeva anche il momento del secondo raccolto (quello della frutta e dell'uva, per questo motivo il frutto sacro era l'uva, sostituita nei paesi nordici dalla mora): il ciclo produttivo e riproduttivo è quindi concluso, le foglie cominciano ad ingiallire e gli animali iniziano a fare provviste in previsione dell'arrivo dei mesi freddi ed iniziava il periodo della caccia. 
EQUINOZIO E ASTROLOGIA
Il punto dell'equinozio d'autunno era anche chiamato punto della Bilancia, perchè segnava il passaggio del Sole nella costellazione della bilancia, segno dell'equilibrio. Nell'immaginario era una manifestazione del divino per ricordare che questi sono gli ultimi giorni in cui le forze si bilanciano e che a seguire l'oscurità vincerà per i successivi sei mesi, sulla luce,per ricordare che è tempo di bilanci.
MITOLOGIA E FESTEGGIAMENTI
Nei tempi antichissimi dell'evoluzione dell'umanità ogni passo del processo della riproduzione umana era collegato strettamente al corso dell'anno.
L'Equinozio era un momento di transizione; era una manifestazione del divino, e veniva accolto con gratitudine, ma anche con timore. Per fissare e celebrare questi momenti, per magnificare il divino, si faceva ricorso al mito, ma tutti i miti, verosimilmente elaborati dagli iniziati, seppure, attingendo alle diverse esperienze culturali, diversi tra loro, hanno radici comuni.
In ogni luogo le Divinità della Terra venivano ringraziate per i loro doni, auspicando un futuro ritorno dell’abbondanza negli anni successivi. 
Queste celebrazioni avevano un’atmosfera di dolce malinconia. 
Il Dio del Grano era morto, così come moriva il Dio del Sole. Egli viaggiava ora nell’altro mondo, discendendo agli inferi per addormentarsi nel grembo della Dea Madre da dove sarebbe ritornato al solstizio d’inverno: più che una morte dunque si trattava di un lungo sonno. 
Nelle feste del raccolto, aveva un posto d’onore, la Bambola del Grano, formata dalle ultime spighe del raccolto precedente, legate con un filo solitamente rosso. La bambola, se non veniva sepolta nei campi a scopi propiziatori era conservata fino alla fine del raccolto dell’anno successivo. Essa veniva chiamata a volte “ragazza dell’edera” perché l’edera , che rimane verde durante l’inverno, era ed è simbolo della vita che continua.
Nella tradizione delle popolazioni celtiche, l’Equinozio d’autunno è il tempo del sacrificio: il buio avanza. Le popolazioni celtiche lo divinizzavano e celebravano con il nome Mabon (Figlio della madre); era il dio della vegetazione e dei raccolti, figlio di Modron, la Dea Madre Terra, e di Melt, l’Illuminante, e lo festeggiavano per ringraziarlo della generosità del raccolto e invocarne la protezione nella prossima e difficile stagione.
Con l'Equinozio il dio della vegetazione è costretto a svanire, ma. porta in sé il germe della promessa di vita, di rinnovamento, di rinascita. Così il mito narra che Mabon venne rapito, tre notti dopo la sua nascita, dalla madre, vivendo prigioniero felice per lunghi anni ad Annwn, nel mondo magico di Modron, il suo grembo, ricevendo l’eterna giovinezza. Grazie a ciò egli può rinascere, il giorno in cui venne liberato da Culhwch, cugino di Re Artù.
Le celebrazioni erano semplici.
Si ringraziava il dio per i frutti che aveva donato. Era un momento sacro: il tempo dell’accettazione dei frutti. Non sempre il raccolto corrisponde ai desideri: si sono anni in cui avremo un raccolto abbondante di zucchine e scarso di pomodori, o il contrario. L’accettazione dei frutti insegnava ad accogliere quello che la Terra ci dona, affidandoci al suo buon senso, imparando a godere di ciò che si ha. anzichè vivere lamentandosi per ciò che ci manca.
Si invocava il ritorno del dio e si ringraziava con diversi brindisi evocativi: 
“Alla Terra: per la stabilità, per l’aiuto nel mantenere la casa, la salute, il lavoro ed il benessere.
“All’Aria: per l’ispirazione che aiuta nella conoscenza e nella comprensione.
“Al Fuoco: per l’energia che aiuta a sostenere la spinta dell’ambizione di cui necessitiamo per portare a termine i nostri progetti .
“All’Acqua: per lo scorrere gentile che aiuta a mantenere la calma e l’equilibrio emotivo nei rapporti.“
Il suo rapimento è l'equivalente celtico del rapimento greco di Persefone. Ricordiamo infatti che nell'antica Grecia si celebravano i Grandi Misteri Eleusini, riti misterici che rievocavano appunto il rapimento di Persefone, figlia della dea Demetra che regolava i cicli vitali della terra, condotta agli inferi dal dio Ade che ne fece la sua sposa. La leggenda racconta che Demetra, come segno di lutto e fin quando non riebbe sua figlia, rese impossibile il germogliare delle sementi e delle piante e sterile la terra.   
Riassumendo in entrambi i miti quello che viene ciclicamente rivissuto ad ogni autunno è il sacrificio del dio/dea che, dopo le gioie e glorie amorose della primavera e dell'estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, è costretto/a a morire a sé stesso, a declinare nel buio della Terra, intesa come Ventre, Utero, Tomba, Infero. Il mito si interseca quindi con la realtà e con i ritmi vitali dell’uomo, che nonostante la tecnologia, continuano ad essere intimamente legati con il misterioso movimento degli astri.
Nella tradizione rabbinica l’Arcangelo Michele presiede l’equinozio; ne diventa il simbolo perché è il principe della Luce, condottiero vittorioso delle schiere degli Angeli nella lotta del bene contro il male (il drago, Lucifero); all’Arcangelo Michele è attribuito, il compito di pesare l’anima (psicostasia) dopo la morte, e di psicopompo, cioè guida dell'anima dei morti al Giudizio di Dio: per questo nell’iconografia appare con una bilancia in mano, e proprio sotto il segno della bilancia, costellazione in cui ci si appresta ad entrare con l’equinozio di autunno. Michele, difensore della Luce che con una spada in mano abbatte un mostro tellurico accasciato ai suoi piedi e simbolo delle forze del male, diviene sinonimo della volontà necessaria ad attraversare il buio della stagione invernale, della promessa e della speranza. Egli rappresenta perciò anche la forza interiore di ognuno, capace di attraversare l’Abisso per ricominciare un nuovo ciclo.
LA TRADIZIONE INIZIATICA
Una massima iniziatica recita: “I nostri lavori non si interrompono mai!”
Questo concetto di perpetuità del lavoro massonico viene instillato nell’Apprendista al momento della sua iniziazione, quando il Maestro Esperto gli fa compiere il suo primo gesto operativo in Officina: battere tre colpi sulla Pietra Grezza, L’ Apprendista non sa, al momento, che questo apparentemente umile e semplice lavoro è, in effetti, l’unico che il Massone deve compiere in tutto l’arco della sua vita. E che non ha termine.
La rettificazione è operata con l'ars regia: il processo alchemico.
Il processo alchemico di rettificazione inizia, simbolicamente nel Gabinetto di Riflessione ove il Profano viene messo in contatto con l’elemento Terra e poi, nel corso della cerimonia di iniziazione, lo stesso deve affrontare le prove relative agli altri tre elementi: Acqua Aria e Fuoco, Solo allora, dopo essere riuscito a togliere dal suo essere tutte le “sovrastrutture” profane, analogicamente corrispondenti proprio ai 4 Elementi alchemici, può iniziare veramente il suo lavoro muratorio: portare la pietra grezza del suo essere ad un livello di levigatura perfetta; operatività, questa, come si è già detto, che non può durare che tutta la vita,
Proprio per questo continuum operativo, sempre simbolicamente, il motto relativo all’ininterrottività dei lavori viene posto a monito dell’Iniziato il quale, a questo punto, sa che ha intrapreso un percorso evolutivo che prevede una costante operatività interiore.
Non bisogna quindi confondere la necessaria ed opportuna parentesi estiva delle tornate di Loggia, pausa che consente, per lo più, ai Fratelli di trascorrere un discreto periodo con la propria famiglia, con una stasi del lavoro interiore, che, come visto, non ha e non deve avere interruzioni.
I Lavori Rituali si interrompono, tradizionalmente, in concomitanza con il Solstizio di Estate e riprendono, dopo tre mesi, in coincidenza con l’entrata apparente del Sole in Bilancia, cioè con l’Equinozio di Autunno.
Come è noto ogni periodo topico dell’anno, e cioè l’ingresso apparente del Sole nei segni zodiacali che contraddistinguono il cambio di Stagione, ha per la Tradizione un aspetto particolare, degno di nota, e ciascuno contraddistingue, un elemento operativo che l’Iniziato deve compiere.
Nell’Equinozio di Autunno si bilanciano la morte annuale della natura e il risveglio delle forze interiori di volontà. Nel giorno dell’equinozio si celebra la festa del forte volere. Quando la natura si spegne bisogna volgersi alla coscienza di sé. La festa dell’equinozio che apre l’autunno è la festa dell’autocoscienza forte e libera, è la festa dell’iniziativa piena di energia, della liberazione da ogni timore e da ogni condizionamento dell’animo. Quando la natura esteriore si spegne e la vegetazione appassisce, cresce in compenso tutto ciò che si lega all’iniziativa interiore. Forze di volontà si liberano, l’Anima del Mondo esorta l’individuo a diventare più coraggioso.
Nella tradizione iniziatica questo momento rappresenta quindi un passaggio, quasi un tempo per la meditazione, per rivolgersi all’interno, durante il quale la “separazione” tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire.
Vediamo di cogliere cosa significa questo fatto astronomico e quali conseguenze-opportunità può rappresentare per il Massone che vuole levigare la Pietra.
Tutta la nostra civiltà è costruita col ferro. Da quando i nostri antenati irruppero da Nord sui loro carri di battaglia brandendo asce di ferro, la nostra civiltà ha trasformato il volto della terra battendo il ferro, forgiando l’acciaio. Si pensi agli aerei che sfrecciano in cielo, ai ponti sospesi tra le sponde, alle strade ferrate, alle grandi navi. Grazie all’elemento del ferro si afferma il dominio della tecnica. Ma ciò che sulla terra si manifesta come ferro, nell’interiorità dell’uomo si esprime come volontà., quindi l’elemento alchemico dell’autunno è il Ferro, perchè al ferro materiale che ha forgiato la nostra civiltà tecno-industriale corrisponde il ferro spirituale della volontà, concretamente – e razionalmente – esercitata, per questo si dice: “volontà di ferro”.
Nell’aria dell’autunno, quando le piogge spazzano via la sensualità dell’estate, si compie un processo alchemico: Ferro scaccia Zolfo. La corrente di ferro, fredda e metallica, che piove dal cielo smorza la corrente sulfurea che era fuoriuscita dalle viscere della terra nei mesi caldi d’estate. Respirando la fresca aria dell’autunno l’uomo prende parte a questo processo. Bisogna percepire questa corrente alchemica e alimentarla con la volontà. 
Bisogna concentrare e applicare la nostra volontà in quel lavoro che ci propone la natura per iniziare un nuovo ciclo:
 la separazione del puro dall'impuro, dell'utile dall'inutile, del salutare dal nocivo, della cosa morta da quella viva;
 la preparazione dell'anima, della tavola, del campo;
 la semina.
E’ l’ora carissimi Fratelli … è tempo di purificazione per rimuovere gli ostacoli alla nostra vita interiore. è tempo di preparazione, è tempo di semina.
Ho detto M:.V..
S:. B:.

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